Caffè, verticali e climax: diario (quasi) ordinario di una lella alle sei del mattino

Le utime dal diario

La lella
La lellahttps://www.diariodiunalella.it
Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Sono le sei. Sì, del mattino. E non perché abbia fatto serata. È solo che, da un po’, il mio corpo ha deciso che dormire è sopravvalutato e che tanto vale alzarsi e cominciare a produrre. Quindi eccomi qui: due caffè in corpo, una lavatrice già che gira da mezz’ora, la lettiera dei gatti cambiata e le gambe ancora mezze indolenzite dal judo di ieri sera. Ah, dimenticavo: tra poco mi aspetta una simpatica arborescenza da mettere in piedi. Roba leggera, solo tremila pagine a lingua. Quasi quasi mi manca il problema dell’alcol.

Già, perché c’è stato un tempo (che sembra lontano, ma mica tanto) in cui per affrontare giornate così mi scolavo una birra a pranzo, una a cena e qualcun altra per gradire nel mezzo. Poi ho detto basta. Senza fronzoli, senza frasi motivazionali da Pinterest. Ho smesso. E oggi, mentre infilo la testa dentro la mia seconda tazza di caffè della giornata, mi rendo conto che è già passato un mese. E no, non mi manca. O almeno, non più di quanto mi mancherebbe un ex con cui hai solo brutti ricordi e zero voglia di reincontrare. Ciao alcol, è stato… istruttivo. Addio e grazie per tutti i mal di testa.

Adesso compensa con lo sport, mi dirai. E hai ragione. Tra crossfit e judo, sto diventando una specie di soldato romano. Solo più rossa di capelli, e con meno disciplina. Ieri, per dire, la sensei ci ha fatto fare una verticale con rincorsa. Roba da ginnaste olimpiche, mentre io pensavo di aver vinto la giornata solo per essermi ricordata di portare la fascia per lo chignon. Ma in realtà, nonostante tutto, sto imparando ad amare ogni singolo momento in cui sudo, cado, mi rialzo e mi riscopro viva. Con i muscoli doloranti, sì, ma viva.

Nel frattempo, quando non mi sto autodistruggendo fisicamente, sto scrivendo. Tanto. Più del solito. Dopo l’uscita del mio primo libro, “Fine semestre con delitto” (che, diciamolo, non ha spaccato Amazon, ma ha almeno fatto ridere una mia amica), ho deciso che forse era il caso di imparare qualcosina in più. Così mi sono iscritta a un corso di scrittura. E non parlo dei classici corsi in cui ti spiegano che la trama è importante e che non puoi scrivere un romanzo solo con dialoghi e parolacce. Parlo di esercizi veri, che ti scavano dentro.

Tipo oggi. Oggi si lavora sul climax. E non quello dei film porno (anche se, ammettiamolo, il termine crea sempre un attimo di imbarazzo quando lo leggi su un quaderno di appunti). No, qui si parla del punto di massima tensione narrativa, quello in cui il lettore smette di respirare per due righe. E quindi devo mettermi sotto e partorire qualcosa che abbia un senso, un cuore narrativo. Una storia che regga, anche senza ammazzare nessuno. Magari.

Gli esercizi sono tosti, ma mi divertono. C’è qualcosa di terapeutico nello scrivere finali lieti per personaggi che nella mia testa partivano già condannati alla disperazione. Forse perché dentro di me sto cercando proprio quello: una storia in cui non finisco sempre in ginocchio davanti a un bicchiere vuoto o a un amore che non mi richiama. Una storia in cui, alla fine, mi salvo. Magari non in modo spettacolare, ma mi salvo.

Oggi però, lo ammetto, un barlume di gioia ce l’ho già: questo pomeriggio vado al cinema a vedere Thunderbolts. Lo so già che non sarà un capolavoro. So già che ci saranno battute forzate, esplosioni a caso e un paio di momenti che mi faranno venire voglia di dire “eh ma gli sceneggiatori dove li pescano?“. Ma c’è lei. L’attrice. Quella. Non serve aggiungere altro. Se esiste una degna erede di Scarlett Johansson, eccola. E no, non m’importa se non è queer. Non oggi. Oggi mi limito ad andare al cinema a sbavare in santa pace, con la mia bottiglietta d’acqua e (forse) qualche popcorn.

thunderbolts

Scrivere, sudare, lavorare, ridere, mangiare patatine quando serve. Questo è il mio equilibrio. Precario, magari, ma mio. E sì, anche oggi inizierò la giornata così: tra tastiera, quaderno, calli alle mani e ginocchia sbucciate.

Alla prossima, va. Che adesso mi tocca fare finta di capire dove cavolo mettere quella pagina contatti nel sito a 3000 sezioni. Spoiler: probabilmente, finirà sotto la voce “altro”. Un po’ come tante cose nella vita.

Ciao. E ricordatevi: se alle sei del mattino vi è già venuta voglia di urlare, siete sulla strada giusta.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Le ultime dal blog

Altri articoli che potrebbero interessarti

- Advertisement -spot_img