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Honey Don’t!, tra pulp queer e noir sarcastico secondo Ethan Coen

Categoria: Noir, Thriller Data di Uscita: 22-08-2025 Durata: 89 minuti Scrittore: Ethan Coen e Tricia Cooke Casa di produzione: Focus Features, Working Title Films Paese: Stati Uniti Lingua: inglese Attori: Regia: Musicisti:
Descrizione:

Honey Don’t!, film scritto e diretto da Ethan Coen insieme alla moglie Tricia Cooke, ha debuttato come seconda uscita della loro serie pensata come “trilogia di B‑movie lesbici”, con al centro una detective privata alle prese con misteri, dinamiche di potere e trucchi pulp che sanno di citazione. La pellicola ha fatto il suo esordio mondiale alle proiezioni di mezzanotte del Festival di Cannes, il 24 maggio 2025, accolta con una risposta sorprendente da parte del pubblico, tanto da meritarsi una lunga ovazione figlia dell’affetto per il cinema che osa uscire dai confini ordinari.

Da lì il film ha attraversato l’oceano fino alle sale statunitensi, dove Focus Features lo ha distribuito in anteprima nazionale a partire dal 22 agosto, con un lancio internazionale che lo ha visto sbarcare in Italia qualche giorno dopo. Il suo respiro è contenuto ma solido, con una durata compatta di 89 minuti, giusto il tempo di lasciare un segno senza appesantire, disegno tecnico calibrato con cura dal duo Coen–Cooke.

Il cast è il punto di forza di questa commedia nera e grottesca in salsa queer. A guidare la narrazione è Margaret Qualley, nei panni di Honey O’Donahue, detective privata che insegue un caso legato a morti sospette e a una setta misteriosa. Al fianco di Honey troviamo Aubrey Plaza, nella parte di MG Falcone, poliziotta e interesse romantico, e sullo sfondo emerge Chris Evans nel ruolo del carismatico e manipolatore reverendo Drew Devlin, figura che sa aver ingranato una macchina narrativa tanto satirica quanto disturbante. Accanto a loro, Charlie Day veste i panni dell’ispettore Marty, mentre l’ensemble include nomi come Billy Eichner, Kristen Connolly, Talia Ryder e altri personaggi eccentrici che arricchiscono il tessuto narrativo senza appesantirlo.

È un film girato perlopiù tra marzo e maggio del 2024 ad Albuquerque, Nuovo Messico, sotto l’occhio attento della fotografia di Ari Wegner e con la musica evocativa di Carter Burwell, nome storico legato ai Coen. Lo stile è definito da un’estetica noir contaminata dall’ironia più tagliente, tra colori spenti, luci massive e inserti visivi che sembrano rubati da poster polverosi o locali abbandonati, fino a quando non ti restano impressi.

Per quanto riguarda l’accoglienza critica, le opinioni si sono divise. Rotten Tomatoes segnala un consenso intorno al 43‑47%, con recensioni che esaltano il carisma di Qualley e l’ambiente costruito, ma che segnalano anche mancanza di coerenza narrativa, trame che si allungano inutilmente e un tono che non sempre si mantiene saldo. Alcune recensioni sottolineano che il film assomiglia più a uno studio di personaggio satirico con digressioni pulp, che a un whodunit tradizionale, e in questo senso, anche se non sempre efficace, ha almeno il merito di provare a stare da qualche parte di nuovo.

Non si può dire che sia la versione migliore del cinema dei Coen, soprattutto se paragonato ai capolavori creati in duo con Joel, ma ha una sua identità, esibisce con orgoglio il carattere queer, la violenza stile pulp, battute che tagliano e una devozione al genere che sa provocare ma anche divertire.

In sintesi, Honey Don’t! è un film che guarda volutamente al pulp noir, lo smonta con battute, lo muove con personaggi femminili disordinati e complicati, e usa lo humor e l’estetica da trash colto per raccontare una protagonista lesbica che non ha bisogno di essere moralmente edificante. Il tono è quello di chi spinge un genere fino all’ironia, ma senza prendersi troppo sul serio. Se sarà ricordato, guarderemo indietro a questa pellicola come a una carta sgualcita e divertente, capace di lasciare qualcosa anche dopo la risata.

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Pubblicato da La lella
Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

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