Marsiglia è ormai un cimitero a cielo aperto. Le strade, un tempo ricolme di voci e di mercati, giacciono mute sotto il peso della peste. Croci nere segnano le porte delle case, come sigilli di una condanna irreversibile, e ogni muro diventa testimone muto di vite spezzate troppo in fretta.
Agatha Harkness cammina lenta, il passo leggero come un’ombra che non lascia traccia. Ogni croce, ogni respiro morente, per lei non è avvertimento ma richiamo. La morte non la spaventa; al contrario, le regala un senso di quiete, come se fosse la sola certezza capace di non tradirla mai.
Il volto resta impassibile, quasi annoiato, mentre osserva i cadaveri ammassati nelle case. La sua calma ha qualcosa di inquietante: mentre il mondo intero sfugge alla morte, lei la rincorre, la assaggia come un vino forte che brucia e inebria.
Sta per iniziare un rituale, le mani pronte a sfiorare un corpo ormai rigido, quando avverte una presenza. Non serve voltarsi: sa già chi è.
Rio.
È lì, in piedi tra le ombre, la figura avvolta in un’aura che trasuda mistero. Il suo sorriso enigmatico sembra fendere l’aria malata della stanza.
“Sei sempre qui quando c’è un morto, eh?” sussurra Agatha, fingendo stanchezza più che sorpresa.
“Potrei dire lo stesso di te.” Rio si avvicina con passo lento, rilassato, eppure intriso di pericolo. Nei suoi occhi scuri brilla un riflesso che sembra appartenere alla Morte stessa, come se non fosse un’entità separata da lei, ma la sua pelle, il suo respiro.
Agatha stringe lo sguardo. “Hai intenzione di portarmi via con te, un giorno?” chiede, la voce venata di sarcasmo.
La risata di Rio, bassa e profonda, rimbalza sulle pareti scrostate. “Chi dice che non lo stia già facendo?”
Per la prima volta, Agatha sente un brivido percorrerle la schiena. Non è donna da sentimentalismi, ma la vicinanza di Rio la turba, la disarma. In quell’attrazione c’è qualcosa di più forte della paura, e al tempo stesso un desiderio che non osa confessare nemmeno a sé stessa. È un gioco pericoloso, lo sa: con la Morte non si vince, mai. Eppure non si tira indietro.
Rio la osserva da vicino, lo sguardo profondo, insondabile, come se potesse scorgere oltre la pelle e i pensieri. “Non hai paura di me?” chiede, appena un soffio.
“Perché dovrei?” ribatte Agatha, senza distogliere gli occhi. È una menzogna, e lo sanno entrambe. La paura cova dentro di lei, sottile, mescolata alla sfida, come un veleno dolce che aspetta solo di essere assaporato. Ma Rio non insiste: sorride, e in quello spazio sottile tra i loro corpi sembra che un passo in più potrebbe annullare ogni distanza.
“È il mistero che nutre la nostra esistenza,” continua Rio, inclinando il capo come se guardasse altrove, oltre Agatha. “Il non sapere cosa ci attende quando attraversiamo l’ignoto. E tu, Agatha, sei il mistero più grande che abbia mai incontrato.”
Agatha trattiene il respiro. Non è l’incanto di un sortilegio, ma l’effetto di quelle parole che penetrano come lame sottili. Ha affrontato riti proibiti, incantesimi letali, conoscenze che avrebbero spezzato altri prima di lei. Ma Rio non è un enigma che si possa risolvere con formule. Rio è la Morte, e non c’è difesa possibile.
“E quindi?” chiede Agatha, cercando di mantenere la voce ferma, anche se un tremito la tradisce. “Vuoi portarmi con te?”
Rio sorride, e la stanza sembra stringersi intorno a loro. “No, Agatha. Non ora. Forse un giorno. Per ora mi basta guardarti. Guardarti sfidare ogni legge, ogni limite. È come assistere a una danza che non smetteresti mai di seguire.”
Le mani delle due donne si sfiorano senza toccarsi, come poli di una calamita attratti e respinti nello stesso tempo. Agatha percepisce il calore di Rio come una scossa che le percorre la pelle, un contatto invisibile ma inesorabile, che la lascia esposta, vulnerabile.
“Ti seguirò, Agatha,” mormora Rio, il suo sorriso sospeso tra promessa e minaccia. “Ogni volta che giocherai con la morte, ogni volta che tenterai di piegare la vita e la magia alle tue regole. Sarò lì. E forse, un giorno, sarai tu a invitarmi a danzare con te.”
Poi si volta, e con un ultimo sguardo enigmatico svanisce tra le ombre. Agatha resta sola, il cuore che batte come se volesse sfondarle il petto. Sa che quell’incontro non è solo un’altra pagina della sua storia, ma un marchio indelebile. Un pezzo di eternità, che lei e Rio condivideranno, che lo vogliano o no.