“But I’m a Cheerleader” è un film statunitense diretto da Jamie Babbit, uscito nel 1999.
Megan è una liceale ordinaria fidanzata con il capitano della squadra di calcio, ma che preferisce i contatti con le sue compagne cheerleader rispetto a quelli con il suo fidanzato. I suoi genitori, preoccupati per il suo comportamento, la mandano in un istituto di “terapia” (allusione ai centri ex-gay esistenti in alcuni stati degli Stati Uniti), True Directions, il cui scopo è quello di rendere eterosessuali i giovani lesbiche e gay. Circondata da omosessuali repressi o pentiti, Megan scopre la sua omosessualità di cui ignorava tutto.
Devo dire che non mi aspettavo molto da questa commedia, diretta da Jamie Babbit uscita nel 1999, perché mi ero soffermata semplicemente al poster. Così, pensavo di trovarmi di fronte a un teen movie un po’ sciocco e auto-caricaturale. Alla fine mi sono trovata di fronte ad una commedia eccellente!
Come già citato prima, si tratta della storia di Megan, che viene mandata dai suoi genitori e amici in un istituto di terapia di conversione. Certamente, con un argomento del genere, è difficile far ridere, ma tuttavia il film ci riesce molto bene! Infatti, è attraverso l’umorismo che si affronta un argomento drammatico, e più precisamente attraverso l’umorismo camp che si presta perfettamente a questo tipo di argomento.
Lo spettatore è immerso in un mondo eccessivamente colorato, blu per i ragazzi e rosa per le ragazze. Perché non si insegna solo a questi adolescenti a diventare eterosessuali, ma anche a imparare il loro ruolo in base al loro sesso, realizzando così delle performance di genere. Ad esempio, le donne devono imparare a fare i piatti e a cambiare i pannolini, mentre si femminilizzano, mentre gli uomini devono imparare a giocare a football americano, a riparare una macchina e a tagliare legna, rimanendo ovviamente molto maschili. E spingersi così oltre nel delirio può sembrare sconcertante, ma è proprio questo che consente al film di affrontare un argomento così importante come la terapia di conversione con umorismo, poiché prendendosene completamente gioco, si rende questo principio di conversione all’eterosessualità completamente ridicolo! Inoltre, tutti questi personaggi e situazioni stereotipate corrispondono perfettamente al camp, il film essendo inoltre nella linea dei film di John Waters e più precisamente di “Cry Baby“, soprattutto nei suoi set, nell’atmosfera visiva e musicale degli anni ’50 e, ancora una volta, mettendo in scena performance di genere molto marcate.
Come da teen movie, il film introduce anche una storia d’amore. Devo dire che sono le scene meno ispirate del film, anche se fortunatamente non cadono nel sentimentale, ma servono lo scopo dalla trama. Per quanto riguarda gli attori, abbiamo, tra gli altri, Natacha Lyonne, la mitica Clea DuVall, Cathy Moriarty, RuPaul, Douglas Spain, Eddie Cibrian, Michelle Williams, ecc. Tutti eccellenti attori!
“But I’m a Cheerleader” è quindi una commedia camp eccellente, sfortunatamente troppo poco conosciuta!