Gentleman Jack: perché merita un vero finale per Anne Lister e Ann Walker

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

C’è sempre un momento in cui una serie televisiva, anche se chiusa bruscamente, continua a vivere nelle conversazioni dei fan, nelle pagine dei social, nei ricordi di chi l’ha seguita settimana dopo settimana. Gentleman Jack appartiene a questa categoria. Non è stata soltanto una serie in costume, elegante e ben scritta, ma anche una dichiarazione di identità, un racconto di coraggio e di libertà, e per molte persone ha rappresentato una sorta di specchio in cui riconoscersi.

Da quando la BBC e HBO hanno deciso di interromperla, i commenti si sono moltiplicati, i messaggi hanno attraversato mezzo mondo e le firme nelle petizioni hanno dimostrato che questa storia non era percepita come “conclusa”. Io stessa mi sono ritrovata più volte a pensarci, a domandarmi perché avessero scelto di chiuderla così, senza una vera chiusura narrativa, lasciando Anne Lister e Ann Walker sospese in un limbo che non rende giustizia a quello che hanno rappresentato.

Un giorno, per curiosità e forse per bisogno, ho scritto a Gemma Jacob. Non pensavo mi avrebbe risposto, invece la sua email è arrivata, con un tono positivo che non mi aspettavo. Mi ha detto che anche lei, se potesse, darebbe volentieri a Gentleman Jack un finale degno, e che Sally Wainwright, l’autrice della serie, la pensa allo stesso modo. Non c’era amarezza nelle sue parole, piuttosto un riconoscimento lucido: la volontà di chi ha creato quella storia non è mai venuta meno, è stata più che altro una questione di produzione, di decisioni economiche e strategiche.

La parte che mi ha colpita di più è stata questa: Gemma ha sottolineato che, se gli autori sapessero che i fan ancora lo desiderano davvero, forse prenderebbero in considerazione l’idea di tornare a parlarne. E qui scatta la riflessione. Viviamo in un’epoca in cui i revival sono all’ordine del giorno: serie concluse dieci o vent’anni fa rinascono in forma di film, di miniserie, a volte anche soltanto di episodi speciali che chiudono archi narrativi rimasti sospesi. Perché non potrebbe accadere anche con Gentleman Jack?

In fondo, Suranne Jones, che ha prestato corpo e voce ad Anne Lister, oggi è in una posizione di forza diversa rispetto a quando la serie era andata in onda. Con il successo internazionale ottenuto su Netflix con Hostage e con il ruolo di produttrice esecutiva, la sua voce ha un peso maggiore. Non è più soltanto un’interprete, è una professionista che decide e che influenza i progetti. E anche Sophie Rundle, che ha interpretato Ann Walker, ha una carriera sempre più solida. Le condizioni non sono impossibili: si tratterebbe soltanto di dimostrare che l’interesse esiste ancora.

Per questo credo che un piccolo gesto, anche minimo, possa avere un valore. Non serve lanciare una campagna mastodontica, non servono slogan o iniziative forzate. Sarebbe sufficiente ricordare a chi ha fatto parte della serie quanto abbia significato per noi. Un modo semplice potrebbe essere quello di taggare Suranne su Instagram, visto che è la piattaforma che utilizza più di frequente, e includere anche la pagina ufficiale di Gentleman Jack, Sophie Rundle, Tom Pye, Lookout Point, Sally Wainwright e chiunque abbia avuto un ruolo creativo nella costruzione della serie.

Non parlo di spam, non di tempeste di messaggi che rischierebbero di infastidire più che sensibilizzare, ma di un ricordo gentile, di un segnale affettuoso, come a dire: “siamo ancora qui, e la storia non l’abbiamo dimenticata.” Suranne compie gli anni il 27 agosto: quale occasione migliore per accompagnare gli auguri a un piccolo messaggio che ricordi Anne e Ann? Non sarebbe un’invasione, ma una testimonianza sincera di quanto quella storia abbia inciso in chi l’ha seguita.

Io ci penso spesso. A volte mi capita di rivedere scene a caso, dialoghi che mi hanno fatto sorridere o piangere, momenti in cui la forza di Anne Lister emergeva in tutta la sua energia, con quella scrittura brillante che non si accontentava di tratteggiare un’eroina, ma voleva raccontare una donna complessa, fragile e determinata allo stesso tempo. Altre volte mi basta una frase sui social per tornare indietro e ricordarmi quanto mi avesse dato quella serie.

Se un film conclusivo arrivasse davvero, penso che sarebbe un dono per tutti: per chi l’ha creata, perché potrebbe chiudere una storia che merita un epilogo, e per chi l’ha amata, perché avrebbe finalmente la possibilità di salutare Anne e Ann con la dignità che meritano. E non importa se passerebbero due ore in tv o su una piattaforma, non importa se la produzione sarebbe più piccola, quello che conta è l’atto di chiudere un cerchio.

C’è chi dice che sono solo serie tv, che non vale la pena lottare per un titolo cancellato. Io credo invece che Gentleman Jack non sia stata “solo” una serie. È stata memoria, identità, riconoscimento. È stata la possibilità di vedere sullo schermo una donna che ha amato un’altra donna, in un’epoca in cui persino nominarlo era rischioso. È stata anche l’occasione di ridare luce ad Anne Lister, che nella realtà ha scritto migliaia di pagine di diario con un coraggio che oggi possiamo soltanto ammirare.

Ed è proprio questo il punto: Anne non ha mai smesso di scrivere, non ha mai smesso di raccontare se stessa e il suo amore per Ann. Perché dovremmo smettere noi di raccontare quanto ci abbia segnato?

Forse non avremo mai un seguito. Forse resterà solo un sogno a metà. Ma se c’è anche una piccola possibilità che un giorno Suranne, Sally e tutti gli altri decidano di rimettersi al lavoro, vale la pena mantenere viva la fiamma. Non per illuderci, ma per dare continuità a quello che Gentleman Jack ha già rappresentato: uno spazio in cui l’amore tra donne non viene nascosto, ma mostrato nella sua bellezza e nella sua forza.

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