Non pensavo che avrebbe fatto così male. Credevo di averlo capito… che fosse legge di vita. Ma il giorno in cui è morta mia madre, qualcosa dentro di me si è spezzato e non si è più ricomposto.
Non è stato solo dolore. È stata la colpa. Per tutto quello che non le ho detto. Per tutte le volte in cui ho detto “la chiamo dopo”, “ci vado più tardi”, “adesso non ho tempo”.
E ora il tempo è l’unica cosa che mi avanza… ma lei non c’è più.
Le cose sono cambiate. La casa non ha più lo stesso odore. C’è silenzio dove prima c’erano domande, rimproveri, consigli, una risata che riempiva tutto. E la cosa più dura è che il mondo va avanti come se nulla fosse. Come se lei non fosse mai esistita.
Ma per me… ci sono giorni in cui tutto ruota attorno alla sua assenza. Giorni in cui vorrei raccontarle qualcosa e mi ricordo all’improvviso che non c’è più. Giorni in cui sono stanca e penso: “se fosse viva, mi direbbe di riposarmi”. E non c’è.
E il peggio è che tocca andare avanti, comportarsi come sempre, lavorare, sorridere. Mentre dentro cerco di abituarmi a vivere senza la sua voce.
Non ti riprendi mai del tutto. Ti abitui e basta. A non sentirla. A non aspettarla. A portarla dentro, come si porta qualcosa che non si può più lasciare andare.
E così si va. Vivendo. Con lei nei pensieri… e un nodo nell ’anima.