In bilico tra due mondi: Agatha e il fantasma del passato

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Nashville, 1966. Dopo l’intensa parentesi nello chalet sulle montagne svizzere, Agatha si reinventa di nuovo. Lontana dai luoghi di quella fragile tregua tra lei e Rio, si rifugia in un nuovo ruolo, indossando la maschera di una banchiera impeccabile. Ogni giorno, si sveglia con una sorta di eccitazione, curiosa di sapere come quel nuovo personaggio potrà servirle per sfuggire ai propri demoni. Gli eventi nello chalet non sono che un ricordo, uno di quei momenti sospesi tra realtà e illusione che lascia una traccia profonda, ma da cui Agatha è determinata a scappare.

Ogni mattina, saluta i clienti con un entusiasmo tanto evidente quanto falso, aggiungendo una punta di stravaganza che confonde e affascina i suoi colleghi e clienti. “Buongiorno, signora! Buongiorno, signore! Come posso essere d’aiuto oggi?” La frase diventa quasi un mantra, un sipario che le permette di nascondere ogni angolo buio del suo passato. Tuttavia, basta uno sguardo di troppo, una sfumatura di sarcasmo troppo palese, e tutto potrebbe sgretolarsi.

Quella stessa mattina, immersa nel suo spettacolo di sorrisi e finte premure, Agatha avvista Rio che entra nella banca. La sua presenza è come una crepa nel muro della realtà che Agatha ha costruito intorno a sé. Il volto di Rio è serio, determinato, un’espressione che conosce bene. Agatha percepisce subito il motivo della sua visita e sente quel piccolo fremito di fastidio che accompagna l’arrivo delle verità troppo a lungo soffocate.

“Bisogno di un aumento di credito, Rio?” domanda con un sorrisetto ironico, facendo finta di sfogliare un fascicolo. Sa bene che Rio non si lascia ingannare facilmente, ma decide di mantenere il proprio ruolo.

“Agatha, dobbiamo parlare,” risponde Rio, la voce ferma, e senza lasciarle il tempo di reagire, si avvicina, ogni passo carico di quella determinazione che Agatha trova esasperante.

Agatha non distoglie lo sguardo dal suo fascicolo, ostentando un’imperturbabile sicurezza. “Non adesso. Sono troppo occupata a mandare in rovina questa banca,” ribatte, mantenendo il tono leggero, quasi come se quella scena fosse solo uno scherzo.

Rio non si lascia intimidire. Si ferma di fronte a lei, le braccia conserte, e la guarda con quella sua intensità tagliente. “Agatha, stai scappando,” mormora, il tono calmo ma deciso, come se quella frase fosse l’unica verità in grado di attraversare la sua facciata. “Questa nuova identità non ti farà bene. Ti stai nascondendo.”

Il sorriso enigmatico di Agatha si intensifica, finalmente solleva lo sguardo, uno sguardo che sfida. “Cos’è, sei gelosa della mia carriera fiorente?” ribatte, fingendo una risata. Ma sa che quel commento non è sufficiente a scacciare la realtà che Rio sta cercando di farle vedere.

In un gesto impercettibile, Agatha lascia fluire un pizzico di magia. Filamenti scintillanti si espandono nell’aria e raggiungono i clienti, a uno a uno, fermandoli in una trance che sembra sospendere il tempo. “Vedi?” sussurra, quasi beffarda. “Posso fare una pausa quando voglio, e chiunque rimane incantato.” I clienti, bloccati e silenziosi, la osservano con stupore, intrappolati in quel fascino innaturale che Agatha usa per riempire il vuoto. In quell’istante, si sente potente, al centro di un universo che può piegare a proprio piacimento.

Rio la guarda, e il suo sguardo si riempie di preoccupazione. “Pensi davvero che sia questa la soluzione?” mormora, scuotendo la testa. “Usare la tua magia per controllare gli altri… È solo un modo per sfuggire a ciò che senti.”

Agatha scrolla le spalle e scoppia in una risata sarcastica. “Oh, non fare la moralista, Rio. Entrambe sappiamo quanto la realtà possa essere noiosa. Perché accontentarsi quando possiamo godere di un po’ di spettacolo?” Fece un cenno a un giovane cliente, che all’improvviso si mette a camminare come una scimmia, mentre un altro striscia sul pavimento, grattandosi la testa.

Rio sospira, visibilmente frustrata. “Agatha, questo non ti renderà felice. Non puoi nasconderti dietro questa facciata per sempre.”

Agatha sente il peso delle sue parole, ma non lo lascia trapelare. Con un gesto rapido, interrompe il proprio incantesimo e i clienti si guardano intorno confusi. Poi, con un tono deciso, esclama: “Non voglio tornare a sentirmi come prima!” Le sue parole sono impregnate di rabbia e di una disperazione latente. “Preferisco essere questa versione di me stessa, anche se è una bugia.”

Rio si avvicina, e Agatha si allontana con uno sguardo sfidante. “Andiamo, è ancora ora di pausa,” esclama, lanciandole uno sguardo che è quasi una provocazione, invitandola a seguirla.

Nashville è piena di vita, ma per Agatha ogni cosa è ovattata. La tensione pulsa dentro di lei, costringendola a fermarsi in un vicolo lontano dai passanti. Si gira verso Rio, esausta. “Che cosa vuoi dirmi?” sbotta, il respiro affannoso mentre cerca di mantenere il controllo.

La facciata di sicurezza si sgretola, lasciando intravedere la donna vulnerabile e ferita che cerca di nascondere. Rio si avvicina, e il suo sguardo è di pura intensità. “Voglio farti capire che ti stai perdendo in questo ruolo,” dichiara, con una voce che sembra voler scuotere Agatha dalle fondamenta.

Con un gesto deciso, Rio solleva il polso, e un intricato groviglio di viti si attorciglia all’entrata del vicolo, isolandole. “È pericoloso fingere di essere qualcun altro. Non sei una banchiera, Agatha. Sei Agatha Harkness, e hai…”

“Amici? Persone care?” la interrompe Agatha, con un tono tagliente. “Non ho nessuno! Nessuno!”

Rio risponde con calma. “Hai me.”

Agatha si volta di scatto, con i pugni stretti. “Non mi importa! Non capisci che sto meglio così? Sono felice. Ho il controllo della mia vita, posso usare la magia senza restrizioni,” ribatte con una determinazione quasi disperata. “Posso manipolare chiunque senza ferire nessuno. Sono io a decidere.”

“Ma quel controllo è un’illusione, Agatha. Lo sai,” ribatte Rio, il tono morbido ma carico di dolore.

Agatha si lascia scivolare contro il muro, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli. “Forse dovresti preoccuparti della tua vita invece che della mia.”

Rio non si lascia scoraggiare, il suo sguardo è dolce, ma deciso. “Lo sai che ci sarò sempre per te, anche nella morte,” sussurra. “Ero lì, quel giorno.”

Agatha chiude gli occhi, cercando di respingere quelle parole, ma Rio continua. “Ti ho vista. Ti ho vista perdere tuo figlio.”

Una lacrima scivola lungo la guancia di Agatha, mentre scuote la testa. “Non costringermi a rivivere questo, ti prego,” sussurra, la voce incrinata.

Rio prende il suo viso tra le mani, costringendola a guardarla. “Non credi che io capisca il tuo dolore? Ero lì, Agatha. E il Darkhold non te lo restituirà.”

Agatha abbassa lo sguardo, le dita tremanti, incapace di affrontare quella verità. “Sto bene,” mormora, quasi per convincere sé stessa. “Farò qualunque cosa serva per restare forte.”

Rio le stringe delicatamente le spalle. “Ma non così, Agatha. Non convincermi che riuscirai a resistere a quella tentazione per sempre.”

Agatha la fissa, come se cercasse una risposta nascosta nel volto di Rio. “Non mi conosci abbastanza, Rio. Sono più forte di quanto pensi.”

Rio tace, ma il dolore nei suoi occhi è visibile. “Tuo figlio avrebbe voluto vederti vivere davvero, non nasconderti.”

Agatha sente quelle parole come un colpo al cuore. Si siede sul bordo del marciapiede, lasciando che la maschera cada definitivamente. “Sono solo così stanca di lottare,” mormora, la voce spezzata. “Forse è più facile rimanere in questo ruolo.”

Rio le porge la mano, uno sguardo di dolcezza e speranza nei suoi occhi. “Lascia che ti aiuti a ritrovare la tua strada.” Agatha osserva la mano di Rio, esitando. “So che prenderò la decisione giusta… un giorno.” Con un ultimo sguardo, solleva il polso, e un’ondata di magia la avvolge, facendo svanire la sua figura nel nulla.

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