Quindici giorni di silenzio: operazione alle tonsille, blocchi e ritorno alla scrittura

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Sono passati quindici giorni dall’ultima volta che ho scritto, e non è stata una scelta volontaria. A dire il vero avrei voluto mantenere una continuità, ma questa volta non dipendeva da me: due mercoledì fa ho subito la quarta operazione, quella che ormai era diventata inevitabile, la rimozione delle tonsille.

Lo sapevo che sarebbe stato doloroso, me lo avevano detto tutti, ma finché non ci sei dentro non capisci davvero cosa significhi avere la gola che brucia a ogni respiro, le croste che si staccano, il sangue che può ricominciare a scendere quando meno te lo aspetti. Giorni passati a contare le ore, a temere la notte perché il dolore diventa più forte, a chiedermi se sarei riuscita a bere almeno un sorso d’acqua senza sentirmi tagliare in due. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che non ne sarei uscita, non tanto per il rischio medico in sé, quanto per la stanchezza che ti prende quando non riesci a trovare un attimo di sollievo.

Katy è stata la mia ancora. Ha preso giorni di ferie per starmi accanto e, soprattutto nelle ore peggiori, quando sentivo il fiato corto o il sangue che tornava a scorrere, sapevo che lei era pronta a portarmi in ospedale senza fare domande. Credo che senza la sua presenza non avrei retto così bene. È strano quanto un’operazione “di routine”, come la chiamano, riesca invece a sconvolgere la quotidianità e a ridurti a pensare solo a una cosa: respirare e resistere.

Per non sparire del tutto avevo provato a programmare i contenuti in anticipo, soprattutto i podcast, perché sapevo che non avrei potuto parlare per giorni. Che dico, settimane. Così i primi dieci episodi del Quasi diario di Giulia e degli Appunti di Sara Gualtieri sono usciti regolarmente, e almeno quella parte non è stata interrotta. Mi ha dato un po’ di conforto vedere che il lavoro fatto prima dell’operazione stava andando avanti da solo, come se avessi lasciato una piccola parte di me in funzione mentre io ero ferma.

➡️ https://www.diariodiunalella.it/quasi-diario-di-giulia

➡️ https://www.diariodiunalella.it/gli-appunti-di-sara-gualtieri

La scrittura invece si è bloccata del tutto. Non riuscivo a concentrarmi, e oltre al dolore fisico c’era anche un peso emotivo che mi teneva lontana dalle pagine. L’episodio con la mia ex, con tutti i giudizi e i commenti che si portava dietro, ha lasciato strascichi più profondi del previsto. Non era solo una questione di “critiche giuste o sbagliate”: era la fiducia che si era incrinata. Ho iniziato a chiedermi se avesse senso continuare, se le mie parole meritassero spazio, se stessi davvero imparando qualcosa o semplicemente ripetendo sempre gli stessi errori.

Sono stati giorni strani, sospesi fra dolore e insicurezza. Ma oggi, che finalmente riesco a bere senza stringere i pugni e a parlare senza sembrare un rospo strozzato, sento che qualcosa dentro si è mosso. La voglia di scrivere è tornata, timida ma presente. Non so ancora dove mi porterà, ma so che non voglio rinunciarci. Forse devo accettare che ci saranno sempre alti e bassi, momenti in cui tutto scorre e altri in cui mi fermo. Forse è proprio questo il ritmo della scrittura, e della vita in generale.

La cosa certa è che non voglio più sparire così, almeno non senza dirlo. Questo spazio resta un punto d’appoggio, un posto dove posso raccontarmi senza filtri e dove spero che chi legge ritrovi un pezzetto di sé.

Grazie a chi passa ancora di qui nonostante il silenzio. È bello ritrovare la mia voce e sapere che, in qualche modo, c’è sempre qualcuno disposto ad ascoltarla.

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