Ci sono giorni che nascono come qualunque altro, perfetti nella loro semplicità. Giornate dove si stringe un panino tra le dita, si accenna un sorriso pensando a chi ci aspetta, e si sente un futuro da costruire che scorre come un fiume tranquillo. Agatha entra così nel soggiorno, già pregustando il momento in cui Nicky, con i suoi occhietti vispi, avrebbe allungato le manine per prendere il suo panino. È una di quelle scene così normali eppure così preziose, di cui non si intravede la fragilità fino a quando…
Non appena mette piede in sala, è come se fosse entrata in un mondo irreale. Una luce rosa esplode, una sfera luminosa e inattesa che la costringe a chiudere gli occhi. E quando li riapre, eccolo, Nicky, in piedi, con le manine ancora levate e gli occhi che brillano di un’innocenza pura. La sua risata è un’onda di felicità, un’esplosione di vita. “Sorpresa, mamma!” grida, e lei sente che non potrebbe mai smettere di amare quello sguardo, quella luce.
Ma un senso di panico la assale. Questa non è una magia che può gestire; è il campo di Rio, e Nicky lo sa. Lui non avrebbe mai dovuto fare pratica da solo, mai senza la guida vigile e protettiva di Rio. E Agatha, beh, lei sa di essere molto brava a mascherare la propria paura dietro un sorriso distante. Anche se Nicky non capisce il perché, sa che è Rio ad occuparsi di quegli aspetti della sua crescita, lasciando Agatha lontana, protetta dalla stessa barriera che è stata eretta attorno al bambino.
Ma adesso la magia si è svegliata come una bestia addormentata troppo a lungo. Un flusso feroce e inarrestabile si riversa fuori di lei. Sente il panino scivolarle dalle mani e precipitare a terra, come un oggetto estraneo che appartiene ormai a un’altra dimensione. “No, no, no…” balbetta, la voce incrinata, quasi spezzata. Ma è troppo tardi. La magia ha preso il sopravvento, e ora non c’è nulla che possa fermare la marea. Nicky, il suo piccolo Nicky, avanza, avvolto da quell’energia indomabile e sconosciuta. E quando le mani di Agatha si tendono verso di lui, è come se cercasse di afferrare una visione sfuggente, qualcosa che non potrà mai veramente toccare.
“Nicky… fermati… per favore…”
Il viso di Nicky cambia, il sorriso infantile si scioglie in un’espressione confusa. “Mamma… fa male… fermati…” Il tono della sua voce è un sussurro, un richiamo disperato che le lacera l’anima. L’energia che Agatha emana sembra avere vita propria, e si nutre della luce di Nicky, della sua essenza. E lei, impotente, sente che ogni singolo respiro di quel piccolo corpo si spegne come una candela sul punto di estinguersi.
All’improvviso, Rio è lì. Materializzata dal nulla, si inginocchia accanto a Nicky, le braccia pronte a raccogliere ciò che resta di quell’innocenza ormai scivolata oltre il confine della vita. È la guida, la custode dei passaggi; il suo ruolo è prendersi cura delle anime, un compito che lei ha sempre svolto con una dedizione infinita. Ma stavolta… stavolta è diverso. Stavolta è il suo cuore che si frantuma in silenzio, pezzo per pezzo.
“Nicky, sono qui…” sussurra Rio, la voce spezzata. Agatha osserva in silenzio, paralizzata da un dolore che non può essere contenuto. Le braccia si allungano, inutilmente, alla ricerca di una presenza che si dissolve, come sabbia tra le dita.
“Riri… dì a mamma di smettere… ho paura…”
Rio solleva una mano, e in quel gesto c’è una decisione, una forza che potrebbe dividere il mondo in due. Con un solo movimento, spinge Agatha lontano, e la manda contro il muro, senza più forze, un urto che risuona nella stanza. Ma l’impatto fisico non è nulla rispetto alla frattura invisibile che si è aperta tra di loro, una voragine di silenzio e sofferenza.
“Rio… per favore… non prenderlo… è tutto quello che ho…” Le parole di Agatha sono un sussurro soffocato, un appello disperato alla misericordia, un ultimo tentativo di aggrapparsi a ciò che sa che sta per perdere. Ma sa anche che Rio non può fare nulla. Lo sa, eppure continua a sperare.
E Nicholas, con quel viso delicato e la tenerezza di chi è ancora troppo piccolo per comprendere la vastità del dolore, solleva una mano, un ultimo gesto d’amore e d’addio. Le dita tremano, distanti, e il tocco che non potrà mai raggiungerla è un’eco di tutto ciò che non sarà mai più.
“Agatha…” La voce di Rio è rotta, affranta. “Non posso fare niente. Mi dispiace…”
Gli occhi di Agatha si velano, le mani si aggrappano al pavimento. “Nicky… torna da me… per favore…” Ma il viso di Nicholas si vela sempre di più, come se la morte lo stesse avvolgendo in un sudario invisibile, risparmiandole la vista insopportabile della sua agonia.
Nel silenzio spezzato solo dai loro respiri, Nicholas si china verso Rio e le accarezza il viso con una mano piccola, fragile. “Riri… mamma… lei soffre…”
Rio sente che il suo cuore si spezza un’altra volta. Con dolcezza, tiene stretta quella piccola mano e lo sguardo, e poi si gira verso Agatha, un silenzio pieno di promesse. “Non preoccuparti,” sussurra a Nicholas, “mi prenderò cura di lei.” La sua voce è così ferma, così colma di emozione che Agatha non può fare altro che cedere, abbassare la testa e guardare Nicky tra le sue braccia, come se fosse l’unica cosa che può ancora salvare.
Nicholas le sorride un’ultima volta. “Sarà tutto a posto, mamma… tu sarai forte. Promesso?”
La voce di Agatha è rotta, ma annuisce. “Promesso, amore mio… ti amerò per sempre.” E lo sente davvero, in fondo al cuore, quella promessa, perché sa che lui l’ha incisa in ogni fibra del suo essere, come un tatuaggio invisibile che non svanirà mai.
“Adesso…” Agatha sussurra, strozzata dalle lacrime, “devi fidarti di Rio, amore mio. Lei ti porterà in un posto sicuro…”
Gli occhi di Nicholas la osservano, fiduciosi, e una paura lieve si mescola alla fiducia che ha sempre avuto in Rio. “Ma, mamma… anche tu verrai, vero?”
Con un sorriso tremante, Agatha annuisce e gli accarezza i capelli. “Un giorno sì… ti troveremo di nuovo.”
E nel silenzio che segue, Agatha sa che tutto quello che rimane è l’amore. L’amore che ha avuto e che ha perso, l’amore che le ha dato la forza di essere madre, di essere strega, e di continuare ad amare oltre la morte stessa.