Rio dei boschi e il gallo demoniaco: avventure di famiglia

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Le giornate tranquille, quelle in cui l’aria è impregnata di serenità e il tempo sembra rallentare, sono rare nella vita di una strega. Così, quando Agatha, Rio e Nicholas entrano nell’area recintata della fattoria, l’entusiasmo del piccolo è palpabile, come se tutta l’energia della terra fosse concentrata in lui. Corre dritto verso le capre, le braccia spalancate come se volesse abbracciare tutto il mondo, mentre loro, spaventate dal suo entusiasmo, si disperdono in ogni direzione, zampe in fuga e occhiate ansiose. Agatha ride sottovoce, guardandolo scorrazzare; Rio, accanto a lei, avanza a passo lento, l’espressione quasi colpevole di chi sa di trovarsi in un ambiente più ostile di quanto sembri.

“Non ha senso, vero?” mormora Agatha, notando che Rio stringe il gomito sinistro con la mano destra fino a sbiancare le nocche. Le posò la mano sul braccio, facendo passare un po’ di calore nel tocco. “Rilassati, tesoro.”

In verità, Agatha sa che il mondo rumoroso dei vivi non è mai stato il terreno ideale di Rio, abituata com’è ai sussurri dei boschi, ai silenzi pesanti del mondo dei morti. Ma non appena Nicky ride, il suono cristallino del suo divertimento infrange ogni ombra di disagio. Rio si lascia convincere, avanzando con un sorriso leggero, finché non deve fermare il bambino prima che scambi il recinto di capre per un campo di gioco.

“Nicky, niente inseguimenti, tesoro. Le caprette non… ecco, la mamma potrebbe…” La frase si interrompe bruscamente. Qualcosa cattura lo sguardo di Rio, e non è una capra. È un gallo bianco, massiccio, con un portamento da generale, ali spalancate e lo sguardo fisso su di lei come un predatore pronto all’attacco.

Agatha, le braccia incrociate e un sorriso furbo, osserva Rio balzare indietro come se il gallo fosse la più letale delle creature. Rio, con l’eleganza che la contraddistingue, si arrampica agilmente sulla staccionata, ignorando il tintinnio di risatine e sguardi divertiti di alcuni visitatori.

“Sei seria?” chiede Agatha con un sopracciglio alzato. “Scendi di lì. È solo un gallo.”

Rio guarda il gallo avanzare imperterrito, un’espressione terrorizzata e imbarazzata allo stesso tempo. “No, no. Quel… quel coso mi sta guardando in modo strano. Non scendo finché è lì.”

Nicholas, che nel frattempo la sta osservando con occhi spalancati, esplode in una risata fragorosa. “Riri, hai paura del pollo?” chiede, e Agatha, trattenendo a stento una risata, interviene con sarcasmo.

“Gallo, tesoro. La tua mamma, la grande strega verde, è terrorizzata da un… gallo.”

La risata di Nicholas si trasforma in un coro di “Chicchirichì!” mentre inizia a battere le braccia come un’imitazione maldestra del gallo. Rio gli lancia uno sguardo fulminante, senza muoversi di un centimetro.

“Basta prendermi in giro, piccolo demonio!” sibila tra i denti, cercando di mantenere un minimo di dignità mentre il gallo, probabilmente già dimentico della sua esistenza, si allontana.

“E quindi, da quando esattamente hai sviluppato questa… sfiducia nei confronti dei galli?” Agatha incalza, un ghigno malizioso sul volto. “C’è forse… una storia di cui non sono a conoscenza?”

Rio, il viso che ora sfiora il rosso, borbotta qualcosa, incrociando le braccia. “Un tempo… c’era un villaggio. Dovevo eseguire un rituale per il raccolto. Una cosa semplice. Ma il gallo del fattore locale non era d’accordo. Un vero terrorista!”

Nicholas e Agatha ascoltano, gli occhi brillanti di curiosità.

“Quella bestiaccia,” continua Rio, visibilmente turbata dai ricordi, “attaccava chiunque osasse avvicinarsi e mordeva le caviglie come un demonio. Il giorno del rituale, ero concentrata… e quel mostro piumato mi beccò così forte che persi il controllo del rituale. Puoi immaginare il caos che ne seguì.”

A questo punto Nicholas e Agatha scoppiano a ridere, attirando l’attenzione di alcuni passanti che sorridono a quella scena surreale: una strega verde, temuta e riverita, barricata sopra una staccionata per un gallo.

“Dai, grande strega dei boschi,” incalza Agatha, avvicinandosi e dandole un pizzicotto su una gamba, “scendi. Il tuo ‘demone’ è ormai sparito.”

Nicholas, divertito, inizia a saltellare intorno a loro gridando: “Riri dei boschi! Riri dei boschi!”

Con uno sguardo deciso e un sorriso amaro, Rio scende infine dalla staccionata, non prima di aver tirato un’occhiataccia ad Agatha. “Riri dei boschi, eh?” mormora, accennando a un ghigno. Poi, chinandosi verso Nicholas, sussurra: “Corri, piccolo. Ora Riri dei boschi ti acchiapperà!”

Nicky scappa via ridendo, e Agatha si avvicina a Rio, gettandole un braccio attorno alle spalle. È in questi momenti, in mezzo alle risate, agli sguardi e ai piccoli atti di sfida, che Rio sente, anche se solo per un istante, che questa famiglia è la sua. Anche se i confini della vita le sfuggono e le convenzioni non le appartengono, sa di aver trovato un porto sicuro, e accetta quel calore che la circonda.

Agatha si avvicina al suo orecchio, sussurrando con un sorriso: “Non preoccuparti, mia dolce strega, sarò io a proteggerti… dai terribili galli.”

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