L’altra metà dell’amore, un’opera intensa ed originale

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

L’altra metà dell’amore (Lost and Delirious) è un film del 2001 diretto da Léa Pool, basato sul romanzo The Wives of Bath di Susan Swan.

Il film è stato presentato il 21 gennaio 2001 al Sundance Film Festival, ed è uscito nelle sale italiane il 31 maggio 2002. È stato trasmesso per la prima volta su Italia 1 il 15 febbraio 2006.

Trama

La quindicenne Mary Bedford, orfana di madre, viene spedita in un collegio femminile da suo padre risposatosi, molto probabilmente su richiesta della nuova moglie.

Mary fa la conoscenza di Paulie e Tori, sue compagne di stanza e presto le sorprende baciarsi appassionatamente sul terrazzo di un edificio del campus. Ella ingenuamente lo ritiene un esercizio pratico per uscire coi ragazzi.

Mary con il tempo apprende come ella condivida con loro un’assenza della figura materna. Paulie fu abbandonata in tenera età, e le scrive lettere su lettere con la speranza di conoscerla; Victoria, invece, racconta di odiare sua madre, che descrive come la classica civettuola e mantenuta dal marito facoltoso.

Paulie e Tori sono protagoniste di una dolce e intensa storia d’amore omosessuale. Una mattina, facendo jogging nel bosco del collegio, trovano una poiana seriamente ferita ed incapace di volare; Paulie decide così di prendersene cura.

Fra le due ragazze la situazione precipita quando una mattina Allison, sorella minore di Tori, irrompe nella camerata sorprendendole nude abbracciate sul letto. Per salvare la propria reputazione, Tori racconta alla sorella come Paulie si trovasse nel suo letto, approfittando degli incubi che le impedivano di dormire, optando così di rompere con l’altra e screditarla quale molestatrice.

Tori comincia a frequentare un ragazzo del collegio maschile, mandando Paulie su tutte le furie e privandola del lume della ragione, al punto da sfidarlo a scherma, di cui ella è assai esperta, e ferendolo gravemente ad una gamba. Paulie si rende conto di aver peggiorato la situazione, sicché sale sul tetto più alto del campus e, dopo aver recitato alcuni versi di William Shakespeare, si lancia nel vuoto. La poiana, che fino a quel momento le stava appollaiata sul braccio, spicca il volo. Le altre ragazze la guardano volare via, paragonandola allo spirito dell’appena defunta Paulie.

Un’opera intensa ed originale

L’altra metà dell’amore, veramente un bel film della regista canadese Léa Pool, che da sempre si distingue per le sue opere intense ed originali, che raccontano il mondo dell’amore e dei sentimenti al femminile ed anche dell’omosessualità. L’altra metà dell’amore ricorda per certi versi le atmosfere di film ormai storici come “L’attimo fuggente“, il tema dei ragazzi nel college alla ricerca di una crescita interiore, dell’essenza dell’amore, del conflitto con delle leggi sociali che finiscono per schiacciare l’individuo, per comprimerne la libertà. Proprio quest’ultimo tema sembra essere incarnato dal personaggio di Tory, una giovane ragazza di buona famiglia che sente molto il peso delle richieste dei genitori. Nel momento in cui questa viene scoperta in atteggiamento compromettente con la sua amante Pauline, la sua reazione sarà quella di andare a cercare una normalità socialmente riconosciuta e che soddisfi la sua famiglia. Darà inizio così ad una relazione con un giovane ragazzo che può garantirle quanto cerca. Al contrario Pauline rappresenta un personaggio anticonformista, che mette al primo posto nella sua scala di valori l’amore in tutte le sue sfumature; è la portatrice di un messaggio forte ed incompreso in una società regolata da ferree regole sociali, una società che non potendo essere scalfita da questa piccola donna finirà per sgretolarla. È anche però una donna che ha con se una forte carica distruttiva ed autodistruttiva che, nel momento in cui cessa di essere incanalata nella sua storia d’amore, finirà per prendere il sopravvento. Da qui la progressiva identificazione con il falco che Pauline accudisce segretamente, figlio del sangue e della notte.

Ne deriva un’interpretazione veramente convincente dell’attrice dell’Ohio Piper Perabo che da vita a un personaggio forte ed insieme fragile, ma comunque intenso, del quale si sentiva la mancanza in un panorama cinematografico fatto di storie d’amore senza impegno. Da questo scontro tra titani, il personaggio di Mouse esce notevolmente ridimensionato anche se dalle premesse sembrava proprio dover avere maggiore peso nell’economia della storia.

In definitiva un ottimo film, da vedere.

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