6 novembre: il burrone dell’oblio

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Sarei un’ipocrita se affermassi di non aver pensato a che cosa rappresenterebbe questa data, se solo mi avessi realmente amata. Io, da parte mia, non ho mai smesso di pensarti, di cercare di capire le tue scelte, per quanto immature, come, d’altronde, eri e sei.

Quello che abbiamo avuto è stato un tipo di amore fulmineo, passionale, concreto. Pensavo realmente che sarebbe durato per sempre. Purtroppo, ahimè, è capitato nel periodo per me più difficile. Ero fragile, instabile.  Non hai sopportato le mie paure, i miei pianti, e, per questo, non hai perso tempo a consolarti fra le braccia di una bionda qualsiasi. No, non ti credo, e soprattutto, no, non credo alla “tua” versione. Sei sempre stata piccola, egoista, troppo fiera ed orgogliosa, tanto che il tuo ego schiacciava totalmente la mia personalità. La cosa assurda è che questa cosa mi piaceva: ero così affascinata dal fatto che qualcuno potesse tenermi testa.

Purtroppo, come dicevo, è capitato nel momento peggiore della mia vita, un momento di decisioni importanti, di cambiamenti, di paure, di fragilità estreme, indi per cui, il rapporto con una persona come te mi ha solo distrutta e danneggiata.

Dopo un anno, il mio fragile cuore si è indurito, rido delle sofferenze amorose altrui e ne traggo gioia. Mi hai fatto diventare un mostro.

Ti dicevo: “Se pensi di non restare con me, lasciami andare prima che mi faccia male, perché ho avuto relazioni clamorosamente fallimentari, e non posso sopportare che te, la donna che amo, mi faccia esattamente ciò che mi è stato fatto in passato.” Insomma, non l’avessi mai detto. Esattamente come le altre. Ma, in fondo, non è stato il tradimento che mi ha ferita, quello sarei PERSINO riuscita a superarlo.

No. Mi hai strappato via il cuore esattamente l’anno scorso, il 6 novembre. Era il nostro anniversario, ero a Trieste, a casa tua, corsa in fretta e furia dopo un’audizione a Milano. Non vedevo l’ora di stringerti. Hai incominciato ad essere strana, urlavi a squarciagola, fino ad aggredirmi alle spalle. Ho pensato: “Oddio, mi sono inconsciamente trovata qualcuno esattamente come mio padre.” Per cosa? Perché tutta quella rabbia e odio nei miei confronti se già ci stavamo lasciando?

Avevi detto che non mi amavi più, eppure piangevi, urlavi, deliravi.

Penso che in realtà, in cuor tuo, sapevi che una donna come me non l’avresti più trovata in tutta la tua vita. Solo per questo.

Ora non ti odio più, anzi, purtroppo, non so come, continuo ad amarti. In ogni caso, per me è ormai storia antica. Anche se, in un giorno ipotetico, tu mi ricercassi, nonostante sappia che rimarrò sola la maggior parte della vita a causa tua, ti direi di no. Ti respingerei, perché tu non cercheresti di rendermi felice, ma di distruggermi in mille pezzi.

Quindi, no grazie: dopo un anno di patimenti e sofferenze ho ripreso le redini del carro del mio destino, e tu, sei inevitabilmente caduta nel burrone dell’oblio.

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