Quattro anni senza te, mamma

Le utime dal diario

La lella
La lellahttps://www.diariodiunalella.it
Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Oggi sono quattro anni. È strano.

Ti prendevo sempre in giro, il giorno della befana; e che giorno hai scelto per partire? Il 6 gennaio.

Ancora mi incolpo per non essere riuscita a salvarti, ma, ahimè, combattevi contro un male contro il quale non sapevo difenderti. Ho passato tutta la mia vita a proteggerti, ma non è bastato, non sono stata sufficientemente forte, e mi dispiace. Da quando sei sparita non ho fatto che sbagli ed errori: sono inciampata continuamente, a volte ho persino pensato di non potercela mai fare senza di te, la persona che al mondo mi ha amato più di tutti – in fondo eri un po’ tutto, una mamma, un’amica, una sorella, una confidente.

Se solo avessi saputo, se solo avessi potuto, se solo fossi stata più matura, ti avrei trascinata via da quel paese, ti avrei portata là, dove spaziavano i tuoi pensieri, sulle tue Alpi. Avrei dovuto fare di testa mia e non ascoltarti. Si, se fossi stata più matura ti avrei potuta salvare. Invece gli ultimi periodi eravamo costantemente in lotta, non capivi le mie scelte, o, piuttosto, ciò che ero. Non volevi accettarlo anche se in fondo non cambiava assolutamente niente, ero sempre la stessa. Persino l’ultima volta che ti ho vista sveglia siamo riuscite a litigare; e per cosa … per uno stupido paio di stivali neri. Che rabbia. Una settimana dopo era troppo tardi, troppo tardi per tutto: giusto il tempo di realizzare che ormai era tutto finito e che la mia vita e quella di mio fratello sarebbe cambiata per sempre. Senza il nostro angelo custode. Come avremo fatto ad andare avanti?

Così, sono stati tre anni e mezzo di lotte, di errori, di disperazione, di rabbia. Invece che piangerti ho fatto di tutto per tenermi sempre impegnata – anche se ammetto che la casa già mi prendeva parecchio tempo.

Mi hai chiesto di badare a mio fratello: non ci sono riuscita, ho fallito sotto ogni fronte, da quando sei partita, mi ha sempre trattata male, quasi fosse colpa mia.

Mi hai chiesto di diventare una grande cantante: non voglio più cantare, mi fa troppo male, il mio è un grido di rabbia e non più note con il senso dello spartito.

Mi hai chiesto di perdonarlo: ci ho provato ma, mi dispiace, avevo ragione io, è un mostro.

Tutti dicono che sono forte, che sono coraggiosa e uguale a te. No, non è vero. A tratti sono diversa da te, infatti non sono né coraggiosa né forte, ma, a differenza tua, sono riuscita a dire basta, a lottare per la vita, a difendere il mio diritto di essere umano. Si, a volte ti detesto, perché sei andata via, così, lasciandoci in veri e grossi problemi, con l’unica persona che sapevi avrebbe rovinato ulteriormente la nostra routine, invece che aiutarla. A dire il vero mi avessi ascoltata quando ero piccola, se solo avessi capito le mie parole “andiamo via, non ce la faccio più”, se solo avessi ascoltato una bambina, ora probabilmente anche te saresti qui, ed io non avrei perso anche mio fratello, caduto sotto il sottile ingegno di quell’essere, il quale avrebbe potuto continuare a sorridere, come ogniqualvolta che ti vedeva.

Sono stanca ed affaticata, è un duro fardello ciò che mi hai imposto, e solo ora, che mi sono trasferita per disperazione, riesco a rimettere insieme i pezzi del puzzle e a piangere dignitosamente per te.

La rabbia ha preso il sopravvento, perché non ero io, la piccola bambina, che dovevo difenderti, ma tu, l’adulta, che dovevi difendere me. E così per ben quattro anni dalla tua morte non ho fatto che sbagli, e trattato a pesci in faccia molte persone, perché sapevo come aggredire, ma non tenere una conversazione civile poiché avevo conosciuto solo una realtà dalla quale volevo scappare, che mi faceva paura, che non volevo più vedere.

Una donna intelligente come te, bella e talentuosa non avrebbe avuto nessun problema nella vita, invece sei caduta nelle tele avvelenate che chiamano amore, e così ti ho visto lentamente spegnerti. Sono sicura che è stata questo male a divorarti. Mi hai chiesto di perdonare, ma non posso, perché io so, ho visto, e proprio perché ti assomiglio in tutto e per tutto ho fatto le scelte opposte alle tue: ho deciso di voltare pagina.

Sei sempre nel mio cuore, e sono così arrabbiata proprio perché mi manchi così tanto.

Non è giusto.

Articolo Precentente
Articolo Suggessivo

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Le ultime dal blog

Altri articoli che potrebbero interessarti

- Advertisement -spot_img