Ultimamente faccio sogni strani. Sogni che mi fanno … sognare.
Si esatto. Sembrerebbe una ripetizione ma non trovo parole più corrette per esprimere quello che sento e percepisco.
E forse ne ho veramente bisogno.
Come raccontavo poco tempo fa, ho perso il mio gatto, e ieri il mio octodon.
E mi direte, giustamente. Si ma che rapporto con i sogni?
Non saprei dirvelo. Forse un tutt’uno. Sia il fatto che la mia vita di coppia è irrimediabile finita, sia il fatto che stia perdendo i miei pilastri, i miei animali che mi hanno tenuta in piedi fino ad oggi, sia il fatto che sto cumulando tre lavori, sia il fatto che, probabilmente, dovrò essere operata una terza volta.
Se dovessi essere volgare, direi che va tutto a pu*****.
Non sono una psicologa, né un’esperta di “sogni”. Ma direi che, visto il mio malessere, mi stia creando una realtà alternativa che mi permetta di ricordare momenti della vita quotidiana. Felice e spensierata.
Oddio visto il tipo di sogno direi piuttosto la vita di un film! O un libro erotico. Ihih. ??
Torniamo al sogno, vero elemento importante di questo articolo.
Ero finalmente tornata a judo, in una palestra totalmente nuova, in un luogo in cui non ero mai stata. D’altronde mi chiedo di cosa vivessi, ma non ci interessa in questo momento.
Il maestro mi mette in binomio con una ragazza che sta facendo carriera in quest’ambito. Quindi all’inizio ero veramente preoccupata riguardo questa decisione. Visto che venivo di farmi operare al ginocchio, visto che non mi allenavo da dieci anni. Insomma troppe paure. Infatti, dopo due ore, l’allenamento si è rivelato essere estenuante. La ragazza mi disprezzava chiaramente ed aveva fatto di tutto per mettermi in difficoltà.
Dopo mesi e mesi di allenamento, l’istruttore aveva deciso che, per chi volesse, ci sarebbe stata l’opportunità di allenarsi cinque volte a settimana. Occasione che non volevo assolutamente lasciar sfuggire.
Purtroppo però, durante il ritorno sul bus, mi ero resa conto di aver dimenticato la data dell’allenamento successivo. Frugando nella mia borsa, trovo la lista degli iscritti con i rispettivi numeri. Visto che non avevo fatto amicizia con nessuno in particolare, penso bene di inviare un sms alla partner di allenamento che cerca di rendermi la vita impossibile. La collega dallo sguardo trucido e micidiale.
Mi risponde:
“Non lo so.“
Ma bene. Stupendo. Questa si che è una risposta.
Arrivo a casa, stranamente una specie di condominio con una mensa. Non so come possa chiamarsi sinceramente. E non so nemmeno se esista.
Affamata, arrivo dove distribuiscono il cibo e chiedo un po’ di carne.
E dietro di me… chi vedo? Sempre lei, la signora “non lo so“, sempre seria e dal “temperamento oscuro”.
Stranamente sembra essere felice di vedermi.
Mi dice di non avere la più pallida idea di quando fosse il prossimo allenamento, e che non era affatto concentrata nel momento in cui l’istruttore parlava.
Ok.
Una volta finito di mangiare, vado nell’ascensore per tornare a casa.
“Aspetta!”. Mi raggiunge. “Uff, ho mangiato un po’ troppo, è arrivata l’ora della siesta!” E ride da sola.
“Ma che di ridi“. Penso.
La guardo e non rispondo. Aspetto che l’ascensore parta.
“Hai figli?” Mi chiede.
“No, non ne ho. E te?“
“Si uno“.
Strano, pensai. Ma continuai a non dire nulla. Sapevo già come “tipi come lei” potevano rendere difficili momenti a “tipi come me”. Gente troppo gentile che si fa schiacciare da persone troppo determinate ed egoiste.
Arrivate quasi al terzo piano, mi guarda e mi bacia.
Non capisco cosa stia succedendo né che cosa le sia passato per l’anticamera del cervello. Ma approfitto del momento. Perché, nonostante tutto, la trovavo sexy. La sua carnagione scura, quasi sicula, il suo sguardo serio… Insomma. Tanta roba, come direbbe il mio amico. Se solo il suo carattere andasse di pari passo con la sua bellezza…
Arriviamo al terzo piano.
“Sei arrivata?” Mi chiede.
“Si.” Rispondo. “Ci vediamo al prossimo allenamento“.
Non avevo l’intenzione di andare avanti questa avventura, o piuttosto questa strana situazione, senza aver analizzato tutti i pro e gli inconvenienti.
“E non mi inviti?“.
Rimango sbigottita. Che sfacciataggine.
Non rispondo, e nemmeno la guardo partendo via dall’ascensore. Una volta arrivata a casa mi rendo conto della sua presenza. Mi aveva seguita.
Mi bacia prendendomi le mani e premendo il suo corpo sul mio, appoggiato sulla porta.
“Ho visto come mi guardavi… Non so perché, ho sentito un qualcosa. Eppure le donne non mi piacciono, o piuttosto non mi hanno mai interessata.” Confessa. “Perdona il mio comportamento. Era solo un bel po di paura. La paura di essere attirata da te.”
Non rispondo, la guardo e la invito ad entrare.
L’indomani mi risveglio cercandola invano nel letto. È sicuramente partita durante la notte. Giusto prima di uscire sento urlare:
“Aspetta!”
Era lei. Una volta raggiuntami sussurra all’orecchio: “mi sei mancata…” Sento scivolare le sue mani sui fianchi, e le sue labbra poggiarsi sul mio collo.
“L’allenamento è questa sera alle 18. Ti aspetto“.
Parte e se ne va, non si sa dove.m
Ma in che specie di avventura mi sono cacciata?
Vado a lavorare, in un ufficio riempito di PC. Sicuramente sono una programmatrice esattamente come nel mondo reale.
Il ginocchio mi brucia, ma non voglio rinunciare all’allenamento, non per lei, ma per il tempo perso, per i sogni svaniti nel nulla…
Si fa tardi. Una volta arrivata in palestra la vedo, fredda come sempre. Nemmeno mi calcola, è come se le ultime dodici ore non fossero mai esistite. Tanto meglio. Odio questi giochini. È meglio che questo rapporto finisca il prima possibile per il bene di tutti.
L’allenamento si è rivelato lungo e doloroso, soprattutto per i miei muscoli e il mio ginocchio. Lei. Lei parlava con il coach. Non so perché continuavo a guardarla.
Stava parlando con il coach per l’allenamento delle prossime gare. Ero contenta per lei. Nonostante il suo carattere, si allenava in continuazione, e la sua determinazione l’aveva portata ai campionari europei.
Finalmente la doccia. Mamma mia quanto puzzo! È uno degli effetti collaterali dello sport. Normalissimo…
Dopo cinque minuti di acqua bollente sento le sue mani scivolare sulla mia schiena.
“Credo che tu abbia bisogno di aiuto… Ti do una mano.”
Ma cosa fa?! Davanti alle sue amiche e colleghe? Ma è impazzita?!
L’allontano per farla ragionare : “Ascolta. Uno non sono il tuo giocattolo. Due è assolutamente immaturo da parte tua di fare queste cose nelle docce comuni, soprattutto visto la carriera che hai di fronte.”
Mi guarda male e se ne va. Ok questa si che è una discussione matura, fra due adulte. Ovviamente per chi non lo avesse capito sono sarcastica.
Si fanno le undici di sera e finalmente sono a letto. Suona il campanello, apro la porta.
E’ lei.
E qui mi sveglio!
To be continued…