La pace dei sensi vs mondo reale

Le utime dal diario

La lella
La lellahttps://www.diariodiunalella.it
Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

“all’Ideale che non ha tramonti,

 alla Bellezza che non sa dolori!”

Di nuovo quella sensazione, la pace dei sensi, un viaggio verso un altro mondo, ritrovata in acqua, dove non mi può cercare nessuno. Sono solo io e i miei pensieri, che viaggiano liberi, mentre il corpo tende a rilassarsi e ad alleviare ogni tensione. Si, ammetto che ultimamente sono molte le cose che non sopporto. L’arroganza, il fatto che nessuno abbia l’umiltà di dire “si ho sbagliato” o, addirittura, l’ignoranza culturale e la totale mancanza di profondità. Vedo ego e “io” ovunque. Allora mi innervosisco, per nulla, perché, si, alla fine, a me che cosa interessa di loro? Ho quindi iniziato a adottare la tattica del silenzio, segno di maturità, associata alla piscina, e musica. Per trovare la pace dei sensi, per ricercare “il bello” delle cose. Ultimamente ho ripensato molto al “Piacere” di D’Annunzio, dove la Roma di fine Ottocento fa da palcoscenico alle spregiudicate avventure mondane del dandy Andrea Sperelli, esteta che, alla maniera di Dorian Gray, vive la propria vita come fosse un’opera d’arte, rifiutando le regole morali e sociali comunemente accettate e disprezzando lo stile di vita borghese. Questo, mi ha riportato alla mente le lezioni della temuta professoressa Rossi, un’esperta nella letteratura. Le sue lezioni erano emozionanti, appassionanti, eppure, era evidente la sua accentuata antipatia nei miei confronti. Beh, come biasimarla. La ragazza “oscura” seduta agli ultimi banchi poteva incutere timore a chiunque, forse meno che alla sportiva professoressa di matematica, la quale si presentava a lezione vestita di pelle con la sua moto rossa fiammante. Non so se amassi più lei o il suo veicolo, sta di fatto che ottenevo stranamente tutti ottimi voti. Il liceo, quanti sogni, quante aspettative. Un continuo mutamento. Davvero, non basterebbe un libro a descrivere tutto, ma quel che conta è che sono “sopravvissuta” a quella “terribile” esperienza.  Ebbene si, il liceo non è, come tutti pensano, la “più bella esperienza della propria esistenza”. Il carattere vero e proprio viene forgiato dopo, la vera avventura inizia dopo esserne usciti. Sono alla ricerca di risposte, ma penso che sia necessario, innanzitutto, accettare sia il bene che il male, il bello e il brutto. Forse, per riuscirvi, c’è bisogno della pace interiore, o, come la chiamo io, la pace dei sensi, che mi è sempre mancata.

Per ora, son riuscita ad ottenerla in acqua. Chissà se, con il passare del tempo, riuscirò a tenere un po’ di quella strana ed eterea sensazione anche durante il corso della giornata.

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