Lettera per Cassandra

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

È da tempo che chiedo di poterti parlare, ma credo che non succederà mai; quindi, lo scrivo sperando che un giorno leggerai.

Ti dirò quello che avrei voluto dirti da tanto tempo, ho bisogno di parlartene, perché per me è importante. L’ultima volta che ti ho vista non era né il luogo né il momento, ti ho sentita agitata (strano, visto e considerato che quella più paranoica fra le due, ero io). Ma in più di otto mesi sono cambiata radicalmente, e questo, da una parte, grazie a te. Grazie al nostro passato ho capito tante cose che non andavano. Quella che hai visto oggi, era Axel, completa e felice. Non c’è più nessuna traccia della ragazza triste di un tempo, se non i gusti o atteggiamenti. È stato un percorso doloroso e faticoso, ma ho trasformato tutto in gioia. Non ho bisogno di convincertene, non ho motivi o secondi fini. Peccato che però non passi giorno in cui non rimpianga tutti i miei sbagli. Probabilmente, se ci fossimo incontrate due anni dopo, tutto questo non sarebbe successo, non ti avrei portata all’esasperazione, tanto da arrivare al tradimento. Si, vabbè, in fondo non è stato quello il motivo per il quale non ho più combattuto per te: con il tempo, per quanto grave, l’avrei superata. Non l’ho fatto semplicemente perché dovevo lasciarti libera e permetterti di trovare la tua felicità, visto che non ero più io.

Nonostante tutto sono costantemente preoccupata per te. Ti ho vista due volte dopo la nostra rottura, ed ho avuto l’impressione che, mentre io mi sia rafforzata, tu ti sia indebolita, priva di ogni difesa, o, forse, ero così debole in quel periodo che non ho visto quello che eri realmente, negandoti ciò di cui avevi veramente bisogno. Mi dispiace, e te lo dico con il cuore in mano, perché non lo meritavi, per lo meno, non la prima Cassandra spensierata che tanto amavo. Sono stata troppo ansiolitica, paranoica, appiccicosa, bambina, capricciosa, e tanti altri aggettivi negativi che richiederebbero molto spazio inutile, tu sai bene di cosa sto parlando. D’altro canto, le cose si fanno in due: già da marzo non funzionava più, non perché non ci amassimo, ma perché mi riuscivi a perdonarmi. Questo ha creato molta tensione, molti litigi, troppi silenzi. Ciò che penso è che in realtà io sia stata solo una cotta del momento: un giorno ti rinnamorerai, ed io sarò triste, ma allo stesso tempo felice per te. Depressa, non depressa, felice, infelice, quel che provavo per te non è mai cambiato, né penso cambierà. Purtroppo, è un sentimento puro e sincero, ma nostalgico: ho provato così a trasformarlo in qualcosa di bello, di unico, infine ho ritrovato la musica, in un modo per me, prima di qualche mese fa, inconcepibile, misterioso, affascinate. Oltre che una persona migliore mi hai anche resa una cantante a tutti gli effetti, e non solo una musicista. Ora amo le note e le sento vibrare nel mio corpo, non ho bisogno di altro. Si, lo ammetto, sono uscita con tante persone (chiodo schiaccia chiodo, dicono), ma, già dal primo incontro sapevo già che non avrebbe funzionato, perché avrei desiderato accanto nella mia vita, fianco a fianco, una sola ed unica persona. Ora, di questo non te ne faccio una colpa, anzi, ti ringrazio, perché c’è gente che aspetta anni prima di trovare l’amore della propria vita, invece io ho conosciuto quella sensazione, ho sentito il mio cuore che veniva sfiorato delicatamente da una piuma bianca: “si, è lei”. È esattamente quello che chiamano colpo di fulmine.

Sappi che non continuerò a lottare per te, in nessun modo. Penso di averti già dato tutto, corpo, anima, mente, ogni cosa possedessi di valore. Nonostante ora come ora ti trovi indecifrabile, sono sicura che non mi sarei mai innamorata di una persona insensibile. Sì, in futuro bacerò forse altre labbra, stringerò braccia che non saranno le tue, andrò avanti, eppure non smetterò di pensarti e di preoccuparmi per te, mai. Ora capisco cosa significano quelle frasi dei film che io consideravo “da sfigati”: “Lasciala andare, per la sua felicità.”

Non pensare che faccia la melodrammatica perché venga dal mondo del teatro, non è assolutamente così. Questa è la vita, e parlo di fatti reali e concreti, per quanto tu sia una persona scettica.  Probabilmente ancora ti odio, ma solo perché mi hai negato di non sentirci più, allontanandomi per sempre dal tuo mondo. Sarà banale, ma ti lascio andare, anche se sono anche sicura che non troverai mai più una persona che ti voglia bene così tanto (ahahah dai questo è vero!), d’altronde, non posso costringerti affinché la cosa sia reciproca, difatti, non lo è e non lo è mai stata. È stata una bella illusione, quella di sentirsi amata da te, mi guardavi come se fossi una principessa. Quello sguardo è la mia forza, e lo terrò sempre rinchiuso nei miei ricordi più preziosi.

Per quanto riguarda il biglietto dei Muse, è stato un gesto spontaneo, nessuna tattica, te lo assicuro. Volevo pensarti felice saltellare in mezzo al pubblico, proprio una delle caratteristiche che preferisco di te. Al tuo concerto di chitarra invece non volevo venire. Non perché non volessi vedere o ascoltarti, ma perché dopo mesi che sei sparita nel nulla totale, e sapevi bene che fisicamente stavo affrontando dei problemi gravi, non mi hai neanche chiesto come stessi. Bestia. Poi alla fine ho lasciato perdere l’orgoglio e sono andata incontro ad un’altra parte di te che adoravo letteralmente, la musicista. Mi ero messa in fondo sperando non mi vedessi, forse perché ero inadeguata al contesto (era un raduno di amici e parenti non volevo rovinare il momento!). Sai, la prima volta che capii d’amarti fu al tuo compleanno, quando mi cantasti il pezzo di Alanis Morrisette. Pensavo che non potesse esistere nulla di più meraviglioso, e che ti avrei sentita per ore, ore ed ore.

Sai bene che per te ci sarò sempre, per qualsiasi cosa, ma so anche che hai accanto persone che ti amano profondamente; quindi, so di lasciarti in mani sicure. Innamorati, vivi, fai carriera. E sii, soprattutto, felice. Ti voglio un bene infinito. Non penso, conoscendoti, che né nostre strade si rincroceranno, anche se da una parte, io continuerò a sperarlo, sempre.

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