Arieccomi. No, non vi sbarazzerete di me così facilmente. E non per mancanza di tentativi da parte dell’universo, che ultimamente pare avere un senso dell’umorismo discutibile. Tra il glutine e il judo, diciamo che me la sono vista abbastanza brutta. E poi c’è stato anche un acceso dibattito sul cioccolato che ha messo in crisi la mia relazione. Ma andiamo con ordine.
Un sabato da dimenticare (o forse no?)
Sabato scorso, il mio club sportivo ha organizzato una gara di judo piuttosto importante: 1200 atleti, un evento di quelli che ti fanno venire voglia di tornare sotto le coperte e fingere che esista una scusa valida per non presentarsi. Però io, testarda come un mulo, ci sono andata. L’ansia era lì, fedele compagna, ma Laetitia, amica e collega di tatami, era con me e questo rendeva tutto più sopportabile. Ci pesiamo, ci riscaldiamo, tutto nella norma.
Poi inizia la gara. Laetitia è la prima a combattere. E nel giro di qualche secondo sento un urlo. Un urlo che mi si stampa nel cervello con la stessa intensità di una sigla di Netflix che parte a volume massimo alle due di notte. La vedo a terra, il ginocchio che esce e rientra come se fosse un pezzo di Lego mal incastrato. Io, che in teoria avrei dovuto essere una roccia, svengo. Sì, proprio così. Mi si spegne il cervello e crollo.
Al mio risveglio, zucchero e dolcetti gentilmente offerti dalle altre atlete non servono a niente. Mi guardo intorno e vedo judoka che cadono uno dopo l’altro: ginocchia lussate, spalle fuori uso, costole che sembrano decise a esplorare nuove posizioni anatomiche. Uno esce addirittura con la bombola d’ossigeno. E lì, mentre cerco di riprendermi, arriva la consapevolezza: forse è il caso di cambiare sport.
Nonostante il mio amore incondizionato per il judo, ho 37 anni e la voglia di poter ancora correre con il mio cane senza rischiare di doverlo fare su una sedia a rotelle. La cintura nera può aspettare, o meglio, posso cercare di ottenerla senza passare per il pronto soccorso. Ho già dato.
➡️ Ginocchio: Lesione del legamento crociato anteriore e menisco
Glutine e scoperte scomode
Nel frattempo, sul fronte alimentare, le cose sono migliorate. Dopo essere svenuta a ripetizione e sperimentato un dolore addominale degno di una maledizione vudù, ho deciso di eliminare il glutine dalla mia dieta. E, magia delle magie, mi sono sentita subito meglio. Pancia sgonfia, energie ritrovate, una digestione che improvvisamente funziona come dovrebbe. Poi arriva il giovedì, fatidico giorno delle analisi.
Ecografia e prelievi, risultati? Polipi alla cistifellea e all’utero. Magnifico. Il meglio che si potesse desiderare. Ma la parte più inquietante arriva quella sera, quando vado a cena da amici e mi concedo dei ravioli al forno. Entro mezz’ora, mi sento male come se avessi ingoiato un mattone radioattivo. Sudore freddo, dolori atroci, e poi il momento più glorioso della serata: mi sveglio all’una di notte con il corpo che decide di dichiarare guerra alla mia esistenza. Vado in bagno, ma niente. Zero. Il mio organismo ha praticamente mandato il messaggio: “Stavolta te la vedi tu”.
Nel panico più totale, cerco di muovermi e… svengo. Katy, nel frattempo, invece di chiamare un’ambulanza, cerca di calmarmi, probabilmente convinta che fossi solo in modalità drammatizzazione estrema. Dopo minuti di delirio e disperazione, riesco finalmente a “sbloccare la situazione” e a riprendere il controllo del mio corpo. E lì, il dubbio diventa certezza: ho un’intolleranza al glutine. Oppure, peggio ancora, celiachia.
Quello che mi fa più arrabbiare è che i medici, che in teoria dovrebbero capirne qualcosa, non ci sono arrivati. Invece Google sì. Dopo anni di analisi inutili e risposte vaghe, ho dovuto essere io a capire che tutti i sintomi combaciavano. A questo punto mi chiedo: a che serve la medicina moderna se poi l’unico consiglio che ti danno è “vai in bagno”?
Il misterioso progetto segreto
A parte le avventure mediche e sportive, c’è una cosa che mi tiene impegnata e che, almeno per ora, è un segreto. Sto lavorando a un nuovo gioco point & click e, incredibilmente, sto facendo tutto da sola. Grafica inclusa. Sì, avete letto bene. Io, che fino a poco tempo fa disegnavo ominidi stilizzati, ora mi ritrovo a creare ambientazioni e personaggi. Il livello di frustrazione è altissimo, ma il progetto mi entusiasma così tanto che vale la pena impazzire un po’.
Quando sarà il momento giusto, condividerò qualche dettaglio in più. Per ora mi godo il caos creativo.
E infine, il litigio del cioccolato
Come se tutto questo non bastasse, la mia settimana si è conclusa con un’epica discussione di coppia. Il motivo? Il cioccolato. Dopo quasi tre anni insieme, Katy ancora non ha interiorizzato che io detesto i dolci al cioccolato. Eppure, imperterrita, ha insistito nel voler fare un dessert a base di cacao per sabato. Una tragedia culinaria. Ho cercato di spiegare, con tutta la calma del mondo, che per me il cioccolato nei dolci è come l’ananas nella pizza: un’invasione ingiustificata.
Alla fine abbiamo fatto pace, ma resta il mistero: perché è così difficile ricordare che il cioccolato nei dolci non fa per me? Una di quelle domande senza risposta, tipo “perché il Wi-Fi va più veloce quando non serve?” o “perché il corriere suona il campanello solo quando sei sotto la doccia?”.
Quindi, ricapitolando: il judo rischia di farmi finire all’ospedale, il glutine è il mio nemico giurato, Google è più affidabile dei medici e il cioccolato continua a essere causa di discussioni domestiche. Ma hey, almeno il mio gioco sta prendendo forma e sto riuscendo a rimettermi in sesto.
A volte la vita è un susseguirsi di piccoli drammi tragicomici, ma va bene così. Ora scusate, devo andare a preparare la pasta per una pizza senza glutine e sperare che Katy non mi proponga un dolce al cioccolato per dessert.