L’angoscia mi divorava letteralmente: come ero finita in una situazione simile? Mentre il crepuscolo avvolgeva la foresta, ero determinata a trovare un modo per uscire da quel labirinto senza fine.
Nessun rumore.
Nessuna presenza umana in vista.
Davanti a me solo una densa vegetazione, che mi avvolgeva pian piano. Avevo deciso di passare una notte da sola, lontana da tutto e tutti. Avevo scelto (stupidamente) quella foresta sconosciuta, anche se non avevo esperienza alcuna di “sopravvivenza”. Essendo una programmatrice, non avevo mai pensato a come accendere un fuoco o usare una bussola. La carta che avevo si rivelò inutile, non essendo dettagliata. Allora… riflettei. Nei film che avevo visto, parlavano del “nord”… e di seguire “il muschio”, che teoricamente dovrebbe crescere in quella direzione. Sarà vero? Non lo sapevo, ma era l’unico piano che avevo.
Iniziai a camminare. I minuti sembravano ore, lenti e infiniti, esattamente come quando si fa qualcosa che non si ama. Non ho mai amato il campeggio. Volevo mettermi alla prova, volevo fare qualcosa “di diverso” dalle formule matematiche. Beh, posso dire che è stato un fallimento totale, un vero game over. Proprio come nei film, non avevo segnale, quindi non potevo chiamare nessuno. Avrei dovuto segnare gli alberi, ma perché non l’ho fatto? Nel frattempo, il colore rosa del crepuscolo svanì, lasciando il posto a una notte cupa e silenziosa.
Decisi di fermarmi e aspettare la luce del sole. Per fortuna, avevo l’equipaggiamento per dormire e mangiare. Date le mie inesperienze nel campo di accendere un fuoco, mangiai dei ravioli freddi e insipidi direttamente dalla scatola del supermercato. Tentai di captare qualsiasi suono umano, ma tutto rimase silenzioso. La notte fresca mi procurò un magnifico raffreddore e qualche insetto nel naso. Nonostante tutto, riuscii a rilassarmi e a pensare ad altro che ai miei inesistenti problemi.
L’indomani, dopo ore e ore di cammino, incontrai degli escursionisti che mi aiutarono a tornare in città. Questa esperienza mi fece capire che c’era ancora molto da imparare e che spesso non possiamo controllare tutto. La paura e l’incertezza mi avevano inghiottito, ma in quei momenti di solitudine ho scoperto una forza che non sapevo di avere. Ho imparato che la natura può essere sia un alleato che un avversario, e che la sopravvivenza richiede saggezza e preparazione.
Il mio ritorno in città non è stato solo un ritorno alla civiltà, ma anche un ritorno alla realtà. Ho capito che spesso non possiamo controllare le situazioni, ma possiamo controllare come reagiamo ad esse. La mia inesperienza aveva portato a una serie di errori, ma ho deciso di imparare da essi anziché lasciarmi abbattere.
Ora, quando guardo indietro a quella notte nella foresta, lo vedo come un capitolo importante nella mia vita. Mi ha insegnato l’importanza della preparazione, dell’umiltà di fronte alla natura e della forza interiore che possiamo trovare anche nei momenti più bui.
La lezione che ho imparato è che anche nelle situazioni più difficili, c’è sempre spazio per la speranza e per il superamento personale. La vita può essere una foresta oscura e spaventosa, ma possiamo trovare la nostra strada se ci aggrappiamo alla determinazione, alla saggezza e alla volontà di imparare. Quella notte è stata un campanello d’allarme che mi ha aiutato a crescere e a diventare più forte, e per questo ne sono grata.