Addio punti di sutura nel pieno della seconda ondata

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Sono ormai passati quindici giorni dalla seconda operazione del ginocchio, e finalmente è arrivato il momento di togliere i punti!

Una volta arrivata in ospedale, verso le 9h20, vado a alla macchina per le etichette ed inserisco il mio codice fiscale. Dopo aver inserito la carta, ecco che escono gli adesivi per le infermiere e il foglietto dell’appuntamento.

“È qui che bisogna andare?”. Chiede un’anziana. “Si signora, ma per piacere rispetti le distanze imposte per il Covid-19”. La donna era veramente incollata a me. Se posso evitare di essere contagiata mi farebbe piacere. Visto che ho già subito due operazioni nel corso degli ultimi undici mesi.

“Ah ma come si permette!”. Non rispondo e me ne vado al secondo piano. Rispetto gli anziani, ma fanno un po’ quello che gli pare durante questa crisi sanitaria.

L’ascensore è pieno quindi scelgo di prendere le scale. Faccio ancora fatica a piegare correttamente la gamba. Prendo il tempo che mi serve, senza pressione.

Arrivata dalle segretarie, mostro i documenti e gli adesivi. È tutto ok quindi posso andare nella sala di attesa.

L’infermiera mi chiama e balzo in piedi. Inizio a sudare e a balbettare. Non per il fatto che l’infermiera fosse carina, ma perché temevo che quel dannato filo viola potesse farmi male. Così è stato.

Mi tolgo il pantalone e mi sdraio sul letto ben disinfettato. Una volta tolti i primi due punti l’infermiera va a cercare una collega per sapere cosa fare con quell’enorme filo viola incrostato nel buco del mio ginocchio, sopra il menisco interno.

“Eh non lo so, non ne ho mai visti così.” paziento. Dopo dieci minuti arriva un’altra collega che dice esattamente la stessa cosa. Decidono di andare a chiamare il chirurgo.

Sola nella stanza, inizio a pensare che aver bevuto due caffè prima di scendere in città non sia stata una così buona idea. Sono a due passi da scendere dal letto per andare a rimettermi il pantalone e poi in bagno, ma il buon senso mi interrompe: “Sii un’adulta, resisti!”.

Dopo dieci minuti arriva il chirurgo, guarda i punti e poi osserva l’infermiera, rientrata insieme a lui.

“Qual è il problema?” Chiede alzando le spalle.

L’infermiera gli mostra il filo viola.

“Ah si questo dovrebbe essere un filo interno. Può toglierlo tranquillamente. A volte il corpo lo espelle.” Mi guarda e mi chiede come mi sento. “Bene grazie! È meno complicato rispetto alla prima operazione”. Si mette in posa Grey’s Anatomy, come il dottor stranamore: “Gliel’avevo detto che sarebbe stato più facile”. Inseguito chiedo qualche informazione per ricominciare lo sport. Potrò fare tranquillamente la bicicletta, a due all’ora ovviamente, e la fisioterapia “fai da te”, visto che conosco gli esercizi. Gli squat potrò iniziarlo fra due mesi, e, nota dolente, la corsa dopo sei mesi.

Una volta che il dottore esce dalla stanza, l’infermiera inizia a togliermi l’enorme filo viola. Aio! Finalmente i punti di sutura sono spariti.

La ringrazio, prendo appuntamento con il chirurgo fra un mese, e scendo di sotto. Sempre scegliendo le scale. Nel frattempo invio un messaggio, freddo, alla mia compagna per avvertirla che stavo uscendo.

Stamattina, mentre mi accompagnava in ospedale, abbiamo avuto una delle solite discussioni sul nostro rapporto ormai inesistente. Dopo sei anni di convivenza, siamo diventate due coinquiline, nulla di più. Così mi imparo ad essere impulsiva e a confondere un colpo di fulmine momentaneo con l’amore della mia vita.

Entro in macchina, passiamo velocemente al negozio degli animali per comprare un po’ di cose per il mio octodon, e, salendo verso casa, ci fermiamo dalle amiche. Era da tanto che non le vedevamo. Eh si, qui in Francia stiamo al secondo lockdown e finirà il 15 dicembre. Poi sarà il turno del coprifuoco, di nuovo. Natale potremo “festeggiarlo” tranquillamente in famiglia, massimo sei persone. Per capodanno invece tutti a casa! Il coprifuoco resterà in vigore.

Beviamo due caffè con i biscottini fatti da Karen, una delle due. Ci racconta della sua esperienza con un programma sportivo di tre mesi che permette di bruciare i grassi, il tutto online. Effettivamente si è affinata parecchio. La cosa è piuttosto allettante, quindi vado a curiosare il sito. Sessantasei euro al mese? Meglio andare in palestra e aspettare che la “situazione coronavirus” si attenui!!

Il discorso è incentrato sul programma sportivo della nostra amica, poi parliamo brevemente della mia operazione e go, torniamo a casa.

E qui… sorpresona! Uno nevica, ma importa poco, due ho ricevuto Assassin’s Creed Valhalla! Yeah!

Ovviamente potrai immaginare come sia finita la giornata! 🙂

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