Ho odiato la musica – Post alcool

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Non sono di certo la classica persona che appena sente una stupida canzone afferma: io amo la musica. No. Per me è stato ben altro. È stato il mio modo di vivere, di comunicare. Voi penserete: ma sei scema? Hai tutto. Ebbene, non è mai stato così. Tutto quello che ho è dovuto a un impegno costante e tanti, enormi sacrifici. Da piccola non parlavo, sono stata obesa, bulimica e anoressica, oltre questo ho vissuto episodi decisamente non piacevoli, eppure, cantavo. Era il mio modo di urlare il mio disagio. Poi volli fare la poliziotta, per proteggermi, dopo la paleontologa, per scappare da qui. Ogni mia scelta mi portava a difendermi o a fuggire. Eppure, i muscoli non mi mancano di certo. Quindi eccomi qui, a scrivere dopo una settimana dedicata al mio divertimento personale, a bere cose che non sono più capace di reggere. Oggi ho guidato tutto il giorno, e tutto il giorno ho ascoltato musica, di ogni genere. Con lei ho così rivissuto ogni attimo della mia vita, compresa Morgana, Cassandra e mia madre, persone che hanno causato profondo dolore al mio fragile cuore. Ma il colpo finale è stato l’ascoltare “Rolling in the deep” cantato da Cassandra, in un concerto che fece in un pub a Repubblica: pensavo di non aver più quei file, che fossero andati totalmente perduti insieme a ogni foto, ogni messaggio, ogni sua registrazione. Da lì un vortice di pensieri riguardanti la musica. Si, non l’ho cercata, sono stata “chiamata”. Il più delle volte l’ho odiata, profondamente. È stato in principio solo una mera forma di sfogo, di mio modo di essere. Invece oggi, dopo la mia seconda lezione di canto, dopo un anno di pausa, ho pensato: ora canto perché sono felice.

Sono due giorni che torno a casa e canto di gioia. Forse perché finalmente ho deciso di voltare pagina, perché ho visto oltre le apparenze, perché mi sono perdonata, e, ho perdonato e, soprattutto, perché ho trovato qualcuno che è riuscito a scuotermi positivamente. Mi son anche ricordata di quando avevo diciotto anni, e, dopo aver avuto un grave crollo, mia madre mi comprò un pianoforte. Quella fu la mia salvezza, lei mi salvò la vita. Ma io, d’altro canto, non fui in grado di proteggerla, e per questo, per punirmi, ho odiato ciò che ci legava con tutte le mie forze, ovvero, il canto barocco. Piangevo come una disperata, ero sempre arrabbiata, odiavo cantare, odiavo tutti, compresa me stessa. Eppure, non ho mai smesso di studiare musica. Nonostante odiassi il mio lavoro, continuavo, perché sapevo che quella era la mia strada, anche dopo aver trovato ogni porta chiusa.

Ho odiato la musica, dopo vent’anni inizio a comprenderla veramente soltanto ora, e, per farlo, avevo soltanto bisogno di vivere ogni esperienza possibile e immaginabile.

Ora, posso amarla, in santa pace.

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