Ritorno nell’ombra

Le utime dal diario

La lella
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Lella fin da piccola, ho sempre seguito questo motto: "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". Credo che la sessualità e l’identità siano elementi soggettivi, tanto che qualsiasi regola non sarebbe mai quella perfetta. Nessuno di noi è solo una cosa e non esiste una definizione che possa andare bene sia per me che per te. A dire il vero, esiste un’etichetta in cui mi sento perfettamente a mio agio ed è proprio l’essere me stessa, perché è fatta su misura per me, racchiude tutto ciò che sono ed è pronta ad accogliere ciò che sarò.

Sì, ricordo vividamente quella sensazione, il mio cuore avvolto da un’ombra oscura e negativa.

Recentemente, questa sensazione si è dissolta, lasciando spazio a una strana morsa, una fitte che si presenta di tanto in tanto e non mi concede il respiro. Penso che ciò che noi umani definiamo dolore sia proprio questo. Ma non è il dolore legato a un singolo evento; è un dolore accumulato nel tempo. Pezzetto dopo pezzetto, si aggiunge al puzzle, trasformando quella macchiolina nera nel mio petto in un veleno puro. L’odio è un compagno familiare, vivo immersa quotidianamente in questo sentimento, e questa rabbia mi accompagna da anni.

Ammetto che è l’unica cosa che mi fa sentire viva; temevo di essermi spenta spiritualmente. Ogni giorno rivivo quella strana sensazione, nata ben tre anni e mezzo fa, che mi soffoca e mi uccide lentamente con un dolore straziante. Da quel giorno, io sono morta. Eppure, sono viva; cammino, mangio, canto, amo di tanto in tanto, sorrido. Il problema è che qualcosa si è spezzato dentro di me, un dolore così straziante che non sono più riuscita a rimettermi. Ho sofferto, sì. Ed è per questo che posso essere la persona più buona del mondo e, allo stesso tempo, la più cattiva. Ecco cosa mi manca e non trovo più: la mia anima. Sono diventata fredda, insensibile, una persona troppo aggressiva. Nutro rancore verso il mondo; ogni causa è una scusa per seminare guerra, caos e discordia. Pura e appagante cattiveria. Spesso provo un piacere sincero nel vedere coloro che mi hanno profondamente ferita. La vendetta, per me, è necessaria. Sono una guerriera, lo sono sempre stata; è nella mia indole non arrendermi e lottare con tutte le forze a disposizione. Sono una vera sopravvissuta. Ho attraversato le pene dell’inferno nei miei venticinque anni di esistenza, e pochi sono stati i momenti felici.

Se Peter Pan mi chiedesse di pensare a qualcosa che mi permetta di volare, il mio pensiero felice avrebbe diverse opzioni: l’abbraccio caloroso e sincero di mia madre, che non potrò mai più ricevere nella mia vita, la prima volta che ho baciato Cassandra, e il modo in cui mi guardava. Poi, però, cadrei immediatamente perché sarei soffocata dall’odio più atroce che possa esistere. Sarei stata felice se non mi avesse abbandonata; ero felice quando stava con me. Odio. Sì, odio, e mi piace assaporarne il sapore. È il mio motore per andare avanti, la mia motivazione per svegliarmi la mattina e continuare a lottare, senza pensare di aver perso davvero tutto in pochi anni.

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