Agatha stringe il Darkhold al petto, gli occhi accesi da una fiamma intensa, quasi ossessiva. L’aura oscura del grimorio sembra pulsare al ritmo della sua rabbia, amplificando ogni emozione che la divora, e la connette a un potere che spera possa finalmente placare la sua anima tormentata. È come se ogni pagina sussurrasse promesse di libertà, di vendetta, e Agatha, immersa in questa intimità oscura, avverte il brivido di un potere che le assicura che tutti i sacrifici saranno giustificati.
È in questo momento che Rio fa la sua apparizione. La osserva in silenzio, quasi fosse una presenza distante, ma allo stesso tempo profondamente partecipe. Agatha, con la fronte corrugata, la fulmina con lo sguardo e spara con disprezzo: “Tu… di nuovo?”
Rio la fissa, senza distogliere lo sguardo, avanzando lentamente verso di lei. “Sì, sono io, di nuovo.” La voce è stanca, con una sfumatura di dolore che sembra scavare nella loro storia condivisa. “Agatha, non sono qui per giudicarti. Sono qui perché… tengo a te.”
Agatha scoppia a ridere amaramente, stringendo il Darkhold ancora più forte. “Interessarti a me? A me sembra solo che tu voglia distrarmi da ciò che conta davvero. Ecco perché sei qui, vero?”
Rio sospira, tentando di mantenere la calma. “Non è il Darkhold che mi preoccupa, Agatha. È quello che stai per fare con esso. Stai per attraversare confini che…”
Agatha la interrompe, la voce carica di sarcasmo e rabbia repressa. “Confini che cosa? Che ti spaventano, forse?” La sua voce si alza, una sfida che si fa sempre più feroce. “È sempre la stessa storia con te, Rio. Ogni volta che provo a fare un passo avanti, ecco che arrivi, con i tuoi avvertimenti e le tue insicurezze, a trattenermi!”
Rio la guarda, il volto segnato da una tristezza che sembra scavare nel profondo dei suoi pensieri. “Non capisci… io voglio che tu sia forte, Agatha, ma non in questo modo. Non lasciando che qualcosa ti consumi, portandoti via… chi sei veramente.”
Agatha ridacchia amaramente, quasi disgustata da quella risposta. “Chi sono? Pensi di sapere chi sono? Da quando ti sei improvvisata esperta dei miei sentimenti, della mia anima?” Fa un passo avanti, quasi a voler sfidare Rio fisicamente. “Questo libro mi dà ciò di cui ho bisogno. Mi offre la libertà di elevarmi sopra tutto, di spezzare le catene che, in qualche modo, anche tu hai contribuito a stringere attorno a me.”
Le parole colpiscono Rio come una frustata, ma non distoglie lo sguardo. Rimane immobile, lo sguardo fisso su Agatha, lottando con il peso di ciò che ha appena sentito. “Non sei tu, Agatha. Stai cercando di scappare dal dolore, lo capisco. Ma il Darkhold… non ti farà giustizia. Ti intrappolerà in quella sofferenza, ti consumerà.”
Agatha sente un brivido, una traccia di vulnerabilità che Rio sembra scorgere attraverso la sua maschera di sicurezza e determinazione. Odia questa vulnerabilità, questo difetto che Rio sembra sempre essere in grado di individuare. “Forse, ma è una mia scelta, Rio. Sono stanca che tu cerchi sempre di guidarmi, come se fossi solo una bambina smarrita.” La sua voce si fa meno dura, ma la sfida nei suoi occhi resta implacabile. “Se mi amassi davvero, mi lasceresti andare, mi lasceresti… arrivare dove ho bisogno di arrivare.”
Rio inspira profondamente, palesemente colpita, ma non si tira indietro. “Amare non significa lasciare che qualcuno sprofondi nell’oscurità senza proferire parola,” replica con una fermezza che però è carica di emozione. “A volte, amare qualcuno significa mettersi contro ciò che potrebbe distruggere la persona che ami.”
Agatha rimane in silenzio, le parole di Rio si insinuano in lei, ma si sente intrappolata tra il desiderio di potere e la consapevolezza di ciò che potrebbe perdere. Da sempre è stata colei che porta il peso delle proprie scelte, colei che riesce a rialzarsi, ma ora la pressione della solitudine sembra schiacciarla.
Finalmente, lascia cadere la maschera. “Sono stanca di combattere,” confessa, con la voce che le trema per l’emozione repressa. “Sono stanca di tutto quello che ho perso, delle promesse infrante, dei tradimenti. Pensavo che questo libro mi avrebbe dato ciò di cui avevo bisogno per andare avanti, per smettere di soffrire, per…” Si interrompe, incapace di trovare le parole.
Rio si avvicina, le sue mani sfiorano delicatamente quelle di Agatha, e per un attimo la rabbia di quest’ultima si placa. Il tocco di Rio è quasi una promessa non detta, un legame che sembra attraversare ogni dissapore, ogni ferita.
“Non hai bisogno di quel libro per sopravvivere, Agatha,” mormora Rio. “Non hai bisogno di nulla che ti porti via ciò che sei, anche se è doloroso. Posso… essere qui con te. Se solo mi permettessi di starti accanto.”
Agatha sente la propria resistenza vacillare, ma è come se fosse troppo tardi. Troppo dolore si è accumulato, troppi silenzi hanno scavato fossati tra loro. “Forse… forse non lo capisci, Rio. Non puoi capire cosa significhi vivere con questo senso di colpa, questo bisogno di rimediare, di riprendermi ciò che mi è stato strappato via. Non puoi capire.”
Rio fa un passo indietro, lasciando la presa, gli occhi intrisi di una comprensione che non riesce a spiegare. “Forse non posso capire, Agatha. Ma posso stare con te. Non posso accettare di guardarti distruggerti mentre inseguì una falsa promessa di pace. Non con questo libro, non con queste ombre.”
Il Darkhold brilla ancora tra le mani di Agatha, come un gioiello oscuro che reclama la sua anima. E lei, ferita e stanca, vorrebbe cedere, lasciarsi cadere nel suo abisso, eppure qualcosa dentro di lei si ribella, qualcosa di antico, forse il ricordo di chi era prima di tutto il dolore.
“Ti amo,” dice Rio, semplicemente, con una calma che sembra placare persino il Darkhold. Le parole risuonano come un eco, riempiendo lo spazio attorno a loro, sovrastando per un attimo l’aura oscura del grimorio.
Agatha chiude gli occhi, combattuta. Ma il peso del libro è lì, tangibile, una promessa di potere che la seduce e la tenta. Potrebbe fare a meno di tutto, di Rio, persino della sua anima, purché quel tormento si plachi una volta per tutte.